A giudicare dall’andamento del primo giorno di contrattazioni dopo gli attacchi terroristici che hanno sconvolto Parigi, i mercati finanziari del Vecchio Continente non sembrano temere ripercussioni dell’instabilità geopolitica sull’economia. Anche se sono pronti scommettere sulla crescita delle armi e sulla depressione di turismo e lusso. Dopo un avvio incerto, le borse europee hanno infatti tenuto e nessun listino ha registrato tracolli: Parigi ha chiuso in lievissimo calo (-0,08%), meglio di Milano che ha perso comunque solo lo 0,14 per cento. Moderatamente positive le altre piazze principali, con Londra a +0,46% e Francoforte quasi piatta (+0,05%), mentre oltreoceano Wall Street a due ore dalla chiusura viaggia in terreno positivo. Ha tenuto meno l’euro che, dopo aver oscillato tutto il giorno, in serata è tornato a scendere rispetto al dollaro. Al contrario il rublo registra un lieve miglioramento rispetto alla moneta americana. In moderato progresso, infine, l’oro, bene rifugio che nei mesi scorsi ha perso appeal in seguito al rallentamento della Cina.

A sostenere i listi hanno maggiormente contribuito i titoli legati alla difesa e alla produzione di armi, quelli cioè che avranno ragionevolmente da guadagnare dall’escalation dei raid sulla Siria e dall’aumento dei fondi destinati alla sicurezza. A Piazza Affari, per esempio, ha tenuto banco Finmeccanica: il gruppo pubblico che produce tra il resto sistemi di difesa, elicotteri e munizioni aeree e navali è stato maglia rosa del listino guadagnando il 2,7 per cento a 12,53 euro. Andamento analogo a Parigi per Thales, il costruttore di radar e sistemi di difesa, le cui azioni hanno guadagnato il 3,3% a 67,7 euro, a Londra per Bae Systems (+2,45%) o a Francoforte per Mtu Aero Engines (+1,67%). Mentre a Wall Street avanzano Boeing e, soprattutto, Lockheed Martin.

Andamenti che hanno compensato il crollo del settore turistico, delle compagnie aeree e del lusso che secondo i calcoli del mercato rischiano al contrario di subire le maggiori ripercussioni in termini di mancati ricavi. E così l’indice europeo di riferimento ha perso quasi il 2 per cento. Tra i titoli peggiori Air France, che è crollata del 5,67 per cento, molto più dei concorrenti europei come Finnair (-2,1%), Lufthansa (-1,7%), Ryanair (-1,39%), Sas  (-1,07%) o Easyjet (0,39%). Subito dietro la catena alberghiera Accor, giù del 4,7%, Aeroports de Paris (-3,7%) e il gruppo Eurotunnel, concessionario del tunnel della Manica, che ha perso il 3 per cento. Oltreoceano, poi, accanto alle compagnie aeree come Delta Air Lines, American Airlines e United Continental sono andati a picco anche i siti di viaggio come Priceline, Expedia del 2,6% e Travelcenters Of America. Quanto al lusso, tra i più bersagliati dalle vendite il polo francese Lvmh crollato del 2,73 per cento e, peggio ancora, l’italiana Ferragamo (-4,28%).

Gli analisti di Credit Suisse, in un report diffuso lunedì, hanno ipotizzato che i consumatori oltre a trasporti e turismo potrebbero ridurre anche il consumo di beni di prima necessità, mentre accanto alla spesa bellica sarebbe destinata a crescere anche quella dell’home entertainment. La spiegazione è semplice: la paura rischia di indurre le persone a evitare i luoghi affollati e a trascorrere più tempo libero in casa invece che andare al cinema o a teatro.

L’analisi di Credit Suisse, in ogni caso, ipotizza che gli attacchi terroristici di venerdì “probabilmente avranno conseguenze notevoli in Francia, nell’Unione europea e probabilmente anche a livello geopolitico”, ma “le conseguenze economiche saranno con ogni probabilità più contenute“. Le esperienze passate di attacchi terroristici in Europa, tra cui gli attentati di Madrid nel marzo 2004 e quelli a Londra nel luglio 2005, suggeriscono che l’impatto sui mercati finanziario anche degli attacchi più gravi è “solo di breve durata”. Tuttavia, avvertono gli economisti dell’istituto svizzero, “gli investitori dovrebbero prepararsi alle possibili iniziali reazioni di avversione al rischio dei mercati finanziari. Queste potrebbero comunque essere impattate a loro volta da misure di sostegno, in particolare da parte della Banca centrale europea“.

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