“La Francia è in guerra”. Detta così, senza giri di parole. Francois Hollande ha cambiato registro rispetto a quanto dichiarato venerdì subito dopo la carneficina. Allora aveva parlato di “atto di guerra” da parte dell’Isis. Oggi, invece, è guerra. E per questo serve “un regime costituzionale in grado di gestire la lotta a questo nemico”. Azione, reazione. Lo dicono i fatti. Le sue parole, pronunciate a Versailles davanti a Camera e Senato in seduta comune, sono del resto arrivate a poche ore dai 36 raid dell’aviazione francese su Raqqa, la capitale dello Stato Islamico, in Siria. Un’azione militare a tutti gli effetti, per la quale il capo dello stato ha fatto “i complimenti ai piloti francesi” impegnati e ha annunciato “intensificazione degli attacchi”. Obiettivo? Chiaro, come le parole del presidente: “Non dobbiamo contenere quest’organizzazione, la dobbiamo distruggere” ha detto Hollande. Parole di guerra. “Non una guerra di civiltà, perché questi assassini non ne rappresentano nessuna. Sono vigliacchi che hanno sparato sulla folla disarmata” ha aggiunto il presidente, che poi ha fatto leva sull’orgoglio dei francesi: “I terroristi credono che il popolo libero possa essere impressionato dall’orrore, ma invece no, la Repubblica francese ha ben sopportato queste prove, sempre viva. E il popolo francese è coraggioso e non si ferma” perché “quelli che hanno voluto sfidare la Francia sono stati i perdenti della storia”.

“Cambiare la costituzione per distruggere l’Isis”
Silenzio. Poi gli applausi, fermati solo dalla continuazione del discorso di Hollande alle camere riunite. “Noi siamo la patria dei diritti dell’uomo. Sono qui per sottolineare l’unità nazionale e per sottolineare la nostra determinazione” ha detto il presidente, che poi ha annunciato di voler mettere mano alla costituzione per avere mani libere contro il Califfato. “In Francia abbiamo bisogno di un regime costituzionale in grado di gestire la lotta a questo nemico – ha sottolineato – Ritengo, in coscienza, che dobbiamo far evolvere la nostra Costituzione per agire contro il terrorismo di guerra” ha spiegato Hollande davanti al congresso, evocando riforme dell’articolo 16 (sui poteri straordinari del presidente in caso di minaccia allo Stato) e del 36 (sullo stato di guerra e interventi armati all’estero).

L’opposizione di centrodestra, però, respinge l’iniziativa. Il presidente del gruppo dei Repubblicani (l’ex Ump di Sarkozy) all’Assemblea nazionale, Christian Jacob, ha detto di non vedere alcuna giustificazione per emendare la Costituzione, che già “fornisce il modo chiaro gli strumenti legali per affrontare qualsiasi situazione”, ha detto ai deputati dopo che Hollande aveva lasciato l’aula di Versailles.

“Cinquemila nuovi agenti nei prossimi 2 anni e niente tagli alla Difesa”
Oltre alle possibili modifiche della carta costituzionale, Hollande ha annunciato anche altri cambiamenti non di poco conto. “Ho deciso che non ci sarà alcuna riduzione di effettivi nel campo della difesa, almeno fino al 2019” ha detto il numero uno dell’Eliseo, che poi ha comunicato la creazione “di 5mila nuovi posti tra militari e poliziotti nei prossimi due anni”, sottolineando che entro il 2020 si arriverà “a 10mila nuovi posti nel settore della sicurezza“. In programma anche altre misure anti-attentati, prima fra tutte quella di togliere la cittadinanza francese a chi ne ha due e viene condannato per terrorismo. “Non possiamo rendere gli individui apatridi, ma dobbiamo poter fare in modo che una persona condannata per atti di terrorismo, anche se è nata in Francia, se ha un’altra nazionalità possa perdere quella francese” ha detto Hollande. Non solo. Il presidente ha annunciato che il Consiglio di Stato dovrà considerare la fattibilità del progetto di mettere un braccialetto elettronico a chi è condannato e forse anche sospettato di terrorismo. Una proposta, quest’ultima, che va nella direzione tracciata da Nicolas Sarkozy, che ieri aveva lanciato l’idea del braccialetto ieri su Tf1.

“Serve una grande coalizione per battere il Califfo”
Non poteva mancare, ovviamente, un appello all’unità sovranazionale nella lotta allo Stato Islamico. “Serve una grande e unica coalizione per combattere questo esercito terroristico” ha detto il presidente, annunciando che “nei prossimi giorni incontrerò i presidenti Obama e Putin per unire le nostre forze”. Il motivo? “La necessità di distruggere Daesh costituisce un problema che riguarda tutta la comunità internazionale” ha sottolineato Francois Hollande, precisando che “gli attentati sono stati pianificati in Siria, organizzati in Belgio e perpetrati sul nostro territorio, probabilmente con delle complicità” e che “le vittime erano cittadini di 19 nazionalità diverse”. Il ritorno ai confini nazionali, come prospettato da più parti negli ultimi mesi, “sarebbe la fine dell’Unione europea” ha specificato ancora il capo dell’Eliseo, che ha annunciato di aver chiesto “al Consiglio di sicurezza dell’Onu di riunirsi nel minor tempo possibile per approvare una risoluzione contro lo Stato islamico”.

“Conferenza sul clima e elezioni regionali di dicembre si terranno ugualmente”
La Conferenza sul clima di Parigi, prevista dal 30 novembre all’11 dicembre, “non solo si terrà ma sarà un momento di speranza” ha confermato Hollande. Stesso, identico discorso per le elezioni regionali in programma il 6 dicembre. Infine il capo dello Stato ha annunciato che nei prossimi giorni la portaerei Charles de Gaulles partirà per il Mediterraneo orientale: “Questo – ha sottolineato – triplicherà la nostra capacità d’azione”. Silenzio dopo 30 minuti di intervento. Poi l’inno nazionale, intonato da Hollande insieme a tutti i parlamentari.

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