Dal G20 di Antalya iniziato domenica 15 novembre, a un giorno e mezzo dagli attentati che venerdì sera hanno colpito Parigi uccidendo 129 persone, uscirà un documento ad hoc sul terrorismo. Inizialmente il tema, che prima degli attacchi non era previsto, era stato inserito insieme agli altri punti della bozza del documento conclusivo del vertice. In particolare in una prima fase si era parlato di rafforzare i controlli di frontiera e le misure di sicurezza in aviazione, ma anche di ongelare gli asset finanziari dei terroristi, grazie a una cooperazione rafforzata sulle informazioni che possa consentire una azione congiunta e coordinata. Un passaggio di una delle prime bozze riferiva anche della preoccupazione dei leader del G20 per i foreign fighters.

In testa agli altri temi, la crisi dei migranti. “Facciamo appello a tutti gli Stati perché diano un contributo a rispondere alla crisi, e condividano gli oneri connessi”, si legge in una bozza che cita molti contributi possibili: “La ricollocazione dei rifugiati e altre forme di accoglienza umanitaria, l’aiuto umanitario e gli sforzi per assicurare che i rifugiati abbiano accesso a servizi, sistema educativo e opportunità per ottenere i mezzi di sussistenza“. A spingere perché questo passaggio fosse inserito nel testo sono stati soprattutto l’Europa e la Turchia, principalmente coinvolti dal problema.

Altro punto caldo, il fisco e, in particolare, la realizzazione di “misure per arricchire un sistema fiscale moderno e globalmente equo”. Il tema è spinto particolarmente dal presidente della Comunità economica degli Stati africani occidentali (Ecowas), il senegalese Macky Sall, anche lui presente (come istituzione ospite) a questo vertice, secondo il quale ogni anno le multinazionali drenano dall’Africa 60 miliardi in evasione fiscale. La questione è cara anche alle organizzazioni non governative, che si affanno a ripetere che l’unico modo di togliere acqua alla pianta del fondamentalismo e di fermare gli esodi di massa è un impegno per lo sviluppo vero, non fatto solo di trust fund: “Il G20 sostiene di essere favorevole a una crescita inclusiva, ma fa poco. Riforme fondamentali – ha detto sabato Price-Thomas, di Oxfam, nel corso di una conferenza stampa ad Antalya – sono necessarie per distribuire i benefici della crescita. In particolare servono riforme molto profonde del sistema fiscale delle grandi multinazionali”. Action Aid cita stime del Fmi secondo le quali le multinazionali portano via dai Paesi poveri 200 miliardi all’anno in evasione fiscale.

“Profonda delusione”, inoltre, per il ritardo sulle riforme delle quote e della governance del Fondo monetario internazionale. E attese per l’accordo sul cambiamento climatico della conferenza di Parigi, “sia equilibrato e rifletta equità e differenti circostanze nazionali”. Il riferimento alla necessità di tener conto delle differenze nazionali è stato voluto dall’Arabia Saudita, molto restìa ad accettare impegni importanti sul cambiamento climatico, essendo tra i principali esportatori di petrolio e Paese con un territorio sul quale il cambiamento climatico avrà un effetto molto limitato. Su questo punto i delegati – si apprende da fonti diplomatiche – sono rimasti a trattare fino a notte fonda sabato. Usa, Francia, Germania e Italia speravano invece di arrivare alla conferenza sul clima con una posizione forte. Accordo, poi, sull’impegno a ridurre del 15% la disoccupazione giovanile entro il 2025. Il taglio, secondo quanto trapelato, deve impegnare ogni Paese ad una riduzione di tale entità partendo dal proprio attuale livello.

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