I terroristi “stanno attaccando il nostro modo di vivere ma “anche io ho riscoperto il dono dell’Europa che i nostri padri ci hanno lasciato, loro che hanno conosciuto la guerra e ci hanno lasciato la pace”. E per questo, aggiunge, l’Italia è al fianco della Francia. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha incontrato i vertici dell’intelligence a Palazzo Chigi, poi ha partecipato al Comitato nazionale per la sicurezza, ha sentito più volte il ministro degli Interni Angelino Alfano e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Infine, nel pomeriggio, ha incontrato i capigruppo di tutti i partiti rappresentati in Parlamento.

di Irene Buscemi

“Hanno colpito, ma colpendo la Francia hanno colpito l’umanità intera” ha detto Renzi, raccontando che “come tutti gli italiani, anche io, vedendo i padri che stingono i figli allo stadio, ho cercato le parole per spiegarlo ai miei figli”. Il presidente del Copasir Giacomo Stucchi ha convocato una seduta per il pomeriggio. Tutti gli edifici dello Stato, per volontà del governo, avranno le bandiere a mezz’asta in segno di lutto oggi e domani, 15 novembre. Le prime bandiere ad abbassarsi sono state quelle dei tricolori italiano e francese alla base scientifica antartica italo-francese Concordia. Lo stesso è poi accaduto al Quirinale, alla Camera e al Senato. Nel pomeriggio sono organizzate manifestazioni spontanee sia a Roma (a piazza del Popolo) che a Milano (piazza Fontana). In entrambi i casi i presidi si sarebbero dovuti tenere davanti alle sedi diplomatiche della Francia, ma sono stati poi trasferiti per motivi di sicurezza. 

Alfano ha spiegato che il grado di allerta è stato elevato al livello 2, quello che precede il massimo. Il livello 2 è quello che comporta la possibilità di coinvolgimento delle forze dei corpi speciali dell’esercito. Il capo del Viminale ha ribadito che “nessun Paese è a rischio zero” e in Italia “lo speciale rischio terrorismo a Roma l’abbiamo sempre considerato proprio per la presenza del Papa“: nella Capitale sono stati già messi a disposizione 700 militari. “Oggi è un giorno di dolore e di preghiera – spiega il ministro dell’Interno – E’ un giorno in cui ciascuno di noi si sente francese, si sente parigino. E’ un giorno in cui le lacrime non bastano“. Nel 2015, spiega il Viminale, sono state 540 le perquisizioni, mentre 56.426 persone sono state controllate, 147 quelle indagate, 325 le persone espulse o respinte alla frontiera. Sono stati 8.493 i veicoli controllati e 55 le espulsioni di estremisti, l’ultima proprio stamattina. Controlli si estendono anche ai penitenziari per rafforzare il monitoraggio “per ridurre il rischio proselitismo”. Alfano spiega: “Chi spara va arrestato, chi prega va difeso, a meno che non sia colluso con chi spara. I musulmani devono sapere che nel nostro Paese c’è libertà di culto“. 

Ma in Italia il tempo è già maturo per le polemiche a colpi di slogan. “Buonisti = complici” scrive il segretario della Lega Nord Matteo Salvini su twitter, ricevendo molte critiche di utenti che in alcuni casi lo hanno chiamato “sciacallo”. “Basta fare continuamente propaganda politica – aggiunge un altro – Questo è uno di quei casi in cui devi stare zitto e muto”. Il segretario federale del Carroccio poi ha precisato la propria posizione: “I clandestini non sono tutti terroristi ma qualche migliaia in meno darebbero un po’ più sicurezza. Quelli che ieri sera hanno festeggiato anche in Italia andrebbero arrestati, messi ai lavori forzati o rimandati al loro Paese”. “Non tutto l’Islam è uguale evidentemente – ha aggiunto – però un certo tipo di Islam è incompatibile con i valori di libertà, di pace e di democrazia. Se c’è Islam buono al di là delle sfilate ce lo dimostri con i fatti”. 

E forse a questo si riferisce l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta quando dice di aver ascoltato “parole fuori posto più in Italia che non in Francia”, parole contro i rifugiati, gli stranieri. In una intervista al Tg1 da Parigi, dove si è trasferito da alcuni mesi, Letta ha sottolineato che “prendersela con i rifugiati è quello che vogliono i terroristi, perché i rifugiati sono scappati proprio da quei terroristi”. Contro Salvini, anche se indirettamente, si schiera anche Paolo Romani, dirigente di Forza Italia e capogruppo dei berlusconiani a Palazzo Madama: “Dico solo che non possiamo addebitare all’intera comunità musulmana quello che è avvenuto a Parigi. Ci sono 1,7 miliardi di musulmani nel mondo e non penso siano tutti amici dei terroristi”. “Tutto nasce anche dalla crisi del Medio Oriente, dalla guerra fra sciiti e sunniti e quindi ha un’origine interna al mondo musulmano – ha aggiunto – Poi noi occidentali abbiamo fatto i nostri pasticci, ad esempio l’invasione dell’Iraq che è un errore politico drammatico che paghiamo ancora oggi. Quindi non si può fare di tutto un po’, vanno fatte analisi serie, bisogna fare azioni militari mirate importanti ma tenendo conto della realtà del mondo senza dire ‘ammazziamo tutti’, e fatta una grande alleanza tra tutte le comunità compresa la Russia”.

Ma l’altro dibattito, che da oggi prenderà corpo in Italia e fuori dall’Italia, è su come affrontare la guerra al terrorismo islamico. E il confronto parte dalle parole del leader di Fi, Silvio Berlusconi: “Sono mesi che il presidente Putin lo chiede – dice al Tg1 – l’Ue che è la più colpita dalle migrazioni deve sollecitare una coalizione composta da Russia, Usa e Cina per un intervento militare sotto l’egida dell’Onu per estirpare il cancro dell’Isis alla radice”. Secondo Berlusconi “purtroppo nel mondo occidentale c’è una carenza di leadership. Siamo nelle mani di incompetenti ed incapaci. Non avevano nemmeno capito che bisognava controllare le frontiere, lo fanno ora che i buoi sono usciti dalla stalla”. Berlusconi ha attaccato in particolare l’Unione Europea (“è un nulla politico e uno zero militare”) prefigurando un rischio di terza guerra mondiale.

Ma non è solo la destra a parlare di eventuali interventi militari. C’è per esempio l’ex presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Massimo D’Alema che al Tg3 riflette: “Abbiamo fatto una scoperta: è in corso una guerra. Il problema vero è che quando c’è una guerra bisogna organizzarsi per vincerla”. Secondo D’Alema “bisogna schiacciare l’Isis sul territorio che ha occupato. Cacciare Assad, in questo momento, non è una priorità. Bisogna spingere l’Iran e l’Arabia Saudita a sedersi allo stesso tavolo e bisogna esercitare una pressione seria anche sulla Turchia che deve abbandonare ogni ambiguità nei confronti dello jihadismo“. E qui dentro, aggiunge l’ex capo della Farnesina, “un accordo tra Usa e Russia” è “fondamentale, una coalizione internazionale non può prescindere dalla collaborazione delle due superpotenze”. Quanto alle polemiche nate dalle parole di Salvini, rispetto al leader del Carroccio, dice, “Grillo sembra una persona ragionevole. E comunque, di fronte ad una vicenda così drammatica, mescolarci Salvini mi pare di cattivo gusto. Questa vicenda va risolta con la forza ma la discriminante è che bisogna usare anche l’intelligenza”. A parlare è anche un altro ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, che all’Ansa sottolinea come dopo Parigi “serve tanta solidarietà e mai come prima una politica comune”.

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