È stato fermato con una bambina afghana di 4 anni a bordo della propria vettura, prima di imbarcarsi da Calais per la sua Inghilterra. Ma Rob Lawrie non è un delinquente: non l’aveva sequestrata, né era stato pagato per quel servizio. Era stato Reza Ahmadi, il padre della piccola Bahar, a implorarlo di portarla dall’altra parte della Manica, da alcuni familiari, per sfuggire all’incubo della “giungla”, come nella città del Nord della Francia chiamano quell’accozzaglia di tende e di rifugi di fortuna, sporca e frequentata da ratti, sulle dune davanti al mare.

La giustizia francese non scherza: una volta scoperta Bahar nascosta in un piccolo spazio sopra il sedile del conduttore, il 24 ottobre (ma la storia è venuta fuori dopo), Rob, 49 anni, è stato ammanettato e chiuso per tre giorni in un centro di detenzione. Poi liberato, ma dovrà presentarsi al tribunale di Boulogne-sur-mer il prossimo 14 gennaio ed essere giudicato per “complicità con un clandestino“. Rischia tre anni di carcere e 30mila euro di multa.

Intanto, però, un grande movimento di solidarietà online si sta sviluppando da una parte e dall’altra della Manica. Una petizione in Francia chiede clemenza a Christiane Taubira, ministro della Giustizia (“Sì, Rob non ha rispettato la legge – si legge nel testo – ma deve comunque andare in carcere dopo aver fatto prova di umanità?”). Lanciata pochi giorni fa, aveva già raccolto più di 77mila firme giovedì sera.

Un’altra petizione viene proposta in rete in inglese, per chiedere a Philip Hammond, segretario di stato britannico per gli Esteri, di fare pressione sulle autorità francesi: qui siamo già oltre quota 44mila. La situazione di Rob è aggravata dal fatto che nel cofano posteriore del suo veicolo sono stati trovati anche due eritrei, che stavano cercando di passare clandestinamente in Inghilterra, come centinaia di migranti ogni giorno a Calais (saltano sopra nel’lautostrada, grazie agli ingorghi). L’inglese ha assicurato di non essersi accorto della presenza di quei due passeggeri illegali.

Ma chi è Rob Lawrie ? Ex militare, oggi dirigente di una società di pulizie, è uno dei tanti europei che è stato scosso dalla vista della foto del piccolo Aylan Kurdi, il bambino siriano trovato cadavere su una spiaggia greca la scorsa estate. Padre di famiglia, dopo quella tragedia, Rob ha deciso di andare a Calais ad aiutare i migranti, ormai più di 6mila, che abitano nella “giungla”, una vera e propria bidonville, tentando ogni giorno di passare nel Regno Unito, salendo sulle navette che entrano nel tunnel o a bordo delle auto, caricate sui traghetti. Rob è andato a più riprese nella città francese, per portare cibo e vestiti raccolti da Ong britanniche. E per collaborare con gli abitanti della giungla nel costruire dei rifugi, con tronchi di legno e teli di plastica.

Lì ha conociuto Reza e la figlia. “A un certo punto Bahar ha iniziato ad aiutarmi – ha raccontato alla France Presse – aveva solo quattro anni ma portava pezzi di legno e piantava chiodi”. Rob vive a Leeds, nel Nord dell’Inghilterra. E una parte della famiglia di Reza e Bahar si sono trasferiti da tanti anni nella stessa città. “Abitano praticamente a otto chilometri da casa mia – ha aggiunto Rob – per questo Reza mi ha chiesto a più riprese di portarla via con me ma io ho rifiutato. Poi, un giorno, eravamo tutti intorno a un fuoco e Bahar si è adagiata sulle mie ginocchia e si è addormentata. Mi sono detto che quello non era un posto dove poteva vivere una bambina di 4 anni. Ho perso qualsiasi razionalità: sapevo quello che dovevo fare”. L’ha caricata in macchina. “Ho fatto qualcosa di illegale, non ci sono dubbi: mi dispiace molto. Ma quando uno vede quello che ho visto io, come vivono i migranti a Calais. E sa che dall’altra parte della Manica c’è una casa calda che può accogliere quella bambina e una famiglia che le vuole bene, uno non usa più il cervello”.

Twitter: @LMartinel85

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