“Come tutti i fatti di violenza e di sangue, l’impegno è a raddoppiare la vigilanza e la prevenzione, che è molto attenta, ma che va sempre costantemente rafforzata“. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha commentato così l’accoltellamento di Nathan Graff a Milano.

Il timore diffuso, infatti, è che si tratti di un attacco di matrice islamica o antisemita. Non ci sono elementi a sufficienza per sostenere questa pista, ma l’indagine è affidata al pm che coordina il pool antiterrorismo. E il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha alzato il livello di allarme per gli obiettivi sensibili in tutta Italia. Mentre in mattinata si è svolto il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica con Giuliano Pisapia. “Un fatto gravissimo che non può e non deve restare impunito” ha commentato il sindaco. Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) Renzo Gattegna ha avvertito che “il rischio emulazione è alto”. Il co-presidente della comunità ebraica milanese Milo Hasbaniparla ha parlato  di “gesto isolato” escludendo però che dietro le coltellate ci “sia una vicenda personale”. In mattinata è arrivata la condanna di Abdel Hamid Shaari, presidente dell’Istituto Culturale Islamico di viale Jenner. “Come comunità chiunque viene aggredito ha la nostra solidarietà, se è ebreo ancora di più. La nostra è una condanna totale”.

Indaga pm antiterrorismo. Livello di allarme alzato in tutta Italia
L’indagine è nelle mani del procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, che coordina il pool antiterrorismo. Da quanto si è saputo gli inquirenti, prima di decidere per quale reato iscrivere il fascicolo e se contestare o meno l’aggravante di odio razziale, vogliono valutare attentamente le carte e gli accertamenti della Digos. Al momento, l’ipotesi di reato privilegiata dalla procura di Milano è quella di “tentato omicidio”. Mentre il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha inviato una circolare a questori e prefetti per “intensificare la vigilanza e il controllo” sui luoghi di culto e sugli obiettivi sensibili riferibili ad Israele e alla religione ebraica.

Comunità ebraica: “Rischio emulazione è alto”
“Se davvero si confermassero i nostri timori”, ha aggiunto Gattegna in un’intervista a Repubblica, “sarebbe la prima volta di un accoltellamento a sfondo religioso contro un ebreo nel nostro Paese. Il rischio emulazione in effetti con quanto sta accadendo in Israele è alto, ma non voglio fare accuse”. Gattegna ha invitato comunque alla cautela e a fare chiarezza. “Milano è una città molto ben controllata. Mi auguro che sia possibile risalire rapidamente al colpevole e soltanto allora potremo ragionare sulle motivazioni”. Al termine comitato straordinario per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato dal viceprefetto vicario Giuseppe Priolo, concluso intorno alle 11 e 30, il co-presidente della comunità ebraica milanese Hasbaniparla ha parlato di “episodio isolato, finora senza elementi di collegamento con le violenze dell’intifada”. Anche se ha sottolineato che è stato chiesto “alle forze dell’ordine di rafforzare il livello di sicurezza, anche noi ne abbiamo una interna e abbiamo alzato il livello”.

Pisapia: “Profonda indignazione”
“Voglio esprimere la mia profonda indignazione, la mia solidarietà a Nathan Graff e alla sua famiglia e ribadire con forza che chiunque, indipendentemente dalla religione, dal colore della pelle, dall’orientamento sessuale, deve poter esprimere la propria identità senza incorrere in atti di intolleranza e violenza nella Milano dei Diritti, come in tutto il mondo”, ha scritto Pisapia sulla sua pagina Facebook.

Media israeliani: “Paura per intifada dei coltelli in Europa”
La notizia ha avuto molto risalto anche sui mass media di Israele e ha aperto il primo notiziario della radio militare. Nei siti web ortodossi locali è forte la preoccupazione che la “intifada dei coltelli” avviata dai palestinesi all’inizio di ottobre possa manifestarsi adesso anche in Europa. Nel frattempo nelle sinagoghe si invita a pregare affinché “Nathan figlio di Haya-Sarah” si ristabilisca delle ferite patite.

Sette coltellate alla schiena, poi la fuga
L’aggressione è avvenuta intorno alle 20.10 del 12 novembre. Nathan Graff, 40 anni, genero del rabbino della comunità locale Hetzkia Levi, che indossava la kippah ed era per questo riconoscibile, si è fatto lasciare da un taxi all’inizio di viale San Gimignano (zona sud ovest di Milano dove abitano molti rappresentanti della comunità ebraica) per percorrere a piedi i pochi metri che lo speravano da casa sua. L’uomo, che secondo alcune ricostruzioni indossava un passamontagna, lo ha attaccato davanti a una pizzeria khoser. Sette coltellate in tutto. La ferita più grave è di sette centimetri, al volto, e rischia di rovinargli il nervo ottico. La vittima è in prognosi riservata all’ospedale Niguarda dove è stato operato, ma non è in pericolo di vita. La polizia ha smentito che l’assalitore abbia pronunciato la frase: “Ti ammazzo” come era emerso in un primo momento. Ci sarebbero due testimoni: una donna e una bambina che si trovavano nella stessa strada. A lanciare l’allarme però è stato un passante che ha cominciato a gridare. L’aggressore avrebbe alzato il passamontagna durante la fuga, scoprendo così il volto. Da una prima descrizione sarebbe biondo e di carnagione chiara. Probabilmente non era solo: sarebbe scappato al buio a bordo di una macchina guidata da un complice. Ma la circostanza è ancora da accertare. Nella strada c’è una telecamera di sicurezza che potrebbe aiutare a ricostruire l’accaduto.

 

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