Dopo la Nigeria, Matteo Salvini dovrà annullare, o quantomeno rimandare il suo viaggio in Israele.
Come hanno riportato alcuni organi stampa, in un primo momento il niet dello Stato ebraico all’ingresso del leader del Carroccio era da imputarsi all’alleanza con i neofascisti di CasaPound in Italia e alle sue posizioni lepeniste in Europa. Ma subito dopo l’ambasciatore di Tel Aviv a Roma Naor Gilon si è affrettato a precisare: “Motivi tecnici e non politici”. Ma cosa ne pensa la comunità ebraica capitolina del capo della Lega Nord?
“Io lo ammiro per come parla, Israele non poteva chiudere le porte a quello che potrebbe essere un capo di governo. Fascista? Anch’io lo sono e molti mie parenti sono morti nei campi di sterminio. Si può essere fascisti e non antisemiti. Serve il pugno duro a volte, un uomo che prenda le decisioni, basta a questa invasione di immigrati. Li accogliesse il Vaticano, ha spazio”, dice una signora. “Non va bene che stia accanto a Casapound ma molte idee sono condivisibili”, afferma un altro residente del quartiere attorno alla Sinagoga.
“Sono peggio quelli del M5S, altro che Salvini, le loro idee sono estremiste”, commentano ancora per poi aggiungere: “Con Berlusconi accanto potrà trovare giovamento perché Silvio è sempre stato vicino al popolo israeliano”. Anche le idee filorusse non dispiacciono: “Il Cremlino ha attaccato l’Isis, ha fatto bene”. Il nodo dolente è Marine Le Pen: “Ecco lei non mi piace”, risponde una signora.
Insomma, a parte alcuni trascurabili nei, per la comunità ebraica Salvini è votabile  di Irene Buscemi

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