Il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, non smette di stupire per l’assoluta carenza di cultura democratica con cui sta amministrando una delle città simbolo di apertura e cultura nel mondo. All’ombra di una delle Università più antiche del mondo, che ospitò Galileo Galilei, dove Elena Lucrezia Cornaro, nel 1678, divenne la prima donna laureata al mondo, nonostante l’opposizione del cardinale Gregorio Barbarigo, Bitonci piega le istituzioni all’affermazione di un’unica verità assoluta, la propria.

Padova libro Marzano Bitonci 675

La filosofa Michela Marzano, ordinaria all’Università Descartes di Parigi, si è vista negata una stanza comunale per la presentazione del libro “Papà, mamma e gender”, che tratta una delle questioni più dibattute negli ultimi tempi. Prima di lei era capitata la stessa sorte ad Amnesty International e alla libreria Pel di Carota, per incontri non allineati con l’ideologia oscurantista della maggioranza del Consiglio Comunale.

Qui non si tratta più del tema in sé trattato, ma della presunzione da parte di una maggioranza politica di escludere idee contrarie, o semplicemente diverse e più profonde delle proprie, dalla vita pubblica del comune. Il Consiglio Comunale ha infatti deliberato che la società si basa sulla famiglia naturale e che la teoria gender non va promossa. Ha ovviamente deliberato a vuoto, non esistendo alcuna teoria gender, ma poco importa a chi è abituato a parlare solo alle paure delle persone e con esse vuole governare.

Qui si tratta di vera e propria censura applicata come normale pratica amministrativa, dove se sei d’accordo con me potrai disporre di stanze e strutture, se invece porti una tesi che non mi piace, non hai diritto di cittadinanza. È declino lento, ma molto pericoloso che via via sposta più in là il grado di tolleranza verso azioni oggettivamente antidemocratiche. Serve, ora, un forte movimento condiviso contro chi crede di poter addomesticare cultura e informazione, altrimenti sarà sempre più “normale” che avvenga che un sindaco vieti manifestazioni con cui non si trova d’accordo, che un Presidente di Regione neghi fondi ai comuni non allineati, o che lo Stato tratti in maniera differente le regioni a seconda del colore.

I sindaci di Venezia e di Padova si sono spinti già ben oltre le proprie competenze, decidendo ciò che possiamo leggere e ciò che non possiamo, ciò di cui si può parlare ed esporre e ciò che è tabù. L’hanno fatto nella terra che per secoli è stata simbolo di libertà, dove si rifugiavano studiosi e artisti scomodi, dove Aldo Manuzio stampava ciò che nel resto d’Italia era vietato e dove lo stesso Benjamin Franklin soggiornò per un anno, studiando i meccanismi della Repubblica. Gli stessi che ambiscono ad un ritorno della Serenissima, sono primi a tradirne i fondamenti.

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