Su Expo 2015 “le indagini sono proseguite checché se ne dica anche oggi in alcuni commenti, noi non ci siamo fermati”. A pochi giorni dall’addio alla toga e al palazzo di Giustizia di Milano, il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati risponde alle “accuse” di aver concesso una sorta di tregua giudiziaria al grande evento appena concluso, che prima dell’inaugurazione – il primo maggio – era stato oggetto di diverse inchieste per corruzione (oggi Il Giornale titola: “Trattativa Pd-magistrati- Expo, inchieste vietate”. “Quello che conta sono i fatti e non le chiacchiere”, ha risposto Bruti a una domanda sulla presunta ‘moratoria’ delle indagini. “La sensibilità rispetto all’esigenza del Paese è stata dimostrata con la celerità delle indagini”, ha aggiunto il procuratore, riferendosi ad una frase pronunciata ieri a Milano dal premier Matteo Renzi. “Non c’è stata nessuna moratoria – ha concluso – la rapidità è stata eccezionale e ci sono stati magistrati e Pg che hanno trascorso sulle carte il Natale del 2013”.

Bruti Liberati ha sottolineato la celerità delle indagini che hanno permesso alle istituzioni di sostituire i manager di Expo arrestati. Qualcuno “aveva detto ‘bene arrestare i corrotti, ma si rischia di bloccare i lavori’, ma la Procura di Milano ha gestito la situazione e ciò non è avvenuto”.

L’occasione è la presentazione del bilancio di responsabilità sociale 2014-2015 della Procura di Milano, ma per Bruti Liberati, storico esponente di Magistratura democratica e protagonista degli anni più caldi dello scontro fra politica e giustizia, è una sorta di addio. Il 16 novembre andrà in pensione, e il Csm deciderà quale collega verrà a raccoglierne la successione.

Il bilancio riguarda anche e inchieste di mafia, ormai una parte rilevante del lavoro della Procura, e in particolare della Direzione distrettuale antimafia guidata da Ilda Boccassini. E la relazione offre un nuovo spunto nella lettura del fenomeno mafioso in Lombardia: una “colonizzazione all’incontrario”. Nel senso che, “se di regola la colonizzazione presuppone una sorta di superiorità economica e culturale del colonizzatore sul colonizzato”, questo non è accaduto per quanto riguarda le infiltrazioni della ‘ndrangheta. “La pervasiva presenza della ‘ndrangheta in territorio lombardo – si legge ancora – fa registrare un fenomeno esattamente inverso, dove una sottocultura criminosa ha la meglio in aree altamente industrializzate e ricche di servizi pubblici”. E le indagini “fino ad oggi svolte – spiega ancora il Bilancio – attestano il costante collegamento tra le locali lombarde e quelle calabresi”.

Tra i dati snicciolati dal procuratore, di fronte fra gli altri al ministro della Giustizia Andrea Orlando, spicca quello sulle intercettazioni telefoniche. “I costi sono scesi di quasi la metà dal 2010 in poi, e si sono ridotti di un terzo i ‘bersaglì degli ascolti”. Lo strumento, ha detto Bruti Liberati, “è importante ma può essere usato con accuratezza”.

Il Palazzo di Giustizia, però, senza interventi urgenti rischia “la paralisi“, si legge nella relazione. “Non sarà sufficiente il senso del dovere e l’abnegazione di tutti gli amministratori in servizio, che finora ha consentito, nonostante tutto, di reggere la quotidianità, affrontare le frequenti situazioni in cui l’urgenza delle indagini impone impegno supplementare e non ultimo di fronteggiare le ricadute sul sistema giudiziario dell’evento Expo, appena concluso. Ora si è giunti al punto limite”. Tra i punti chiave, “l’esigenza di un intervento riformatore sul processo penale, in difetto del quale tutto l’impegno organizzativo cui ci dedichiamo rischia di risultare vano”.

Articolo Precedente

Mafia capitale. Maurizio Venafro, ex capo gabinetto di Zingaretti, rinviato a giudizio

next
Articolo Successivo

Mafia capitale, indagato Vincenzi: “Fece ottenere 600mila euro a Buzzi e sodali”

next