“Rubare quei documenti è stato un reato. È un atto deplorevole che non aiuta. Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene”. Così Papa Francesco all’Angelus ha risposto direttamente alle pubblicazioni dei libri di Emiliano Fittipaldi, “Avarizia”, e di Gianluigi Nuzzi, Via crucis, nei quali sono riportati documenti riservati di Bergoglio. Carte e trascrizioni di registrazioni audio del Papa usciti dalla Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economico-amministrative della Santa Sede, istituita da Francesco nel luglio 2013 proprio per riformare la finanza della Chiesa cattolica, di cui facevano parte monsignor Angel Lucio Vallejo Balda e Francesca Chaouqui, accusati dalla Gendarmeria vaticana di essere i “corvi” che hanno passato i documenti ai giornalisti.

“Cari fratelli e sorelle, – ha affermato il Papa ai numerosi fedeli presenti in piazza San Pietro parlando della vicenda Vatileaks 2 – so che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati”. Bergoglio ha sottolineato che “questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato. Perciò vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare ma andando avanti con fiducia e speranza”.

Sempre all’Angelus, meditando con i fedeli sul brano del Vangelo della domenica, Francesco ha ricordato come “Gesù addebita agli scribi, maestri della legge, tre difetti che si manifestano nel loro stile di vita: superbia, avidità e ipocrisia. A loro piace ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Ma sotto apparenze così solenni si nascondono falsità e ingiustizia. Mentre si pavoneggiano in pubblico, usano la loro autorità per divorare le case delle vedove, che erano considerate, insieme agli orfani e agli stranieri, le persone più indifese e meno protette. Infine, gli scribi pregano a lungo per farsi vedere. Anche oggi – ha sottolineato il Papa – esiste il rischio di assumere questi atteggiamenti. Ad esempio, quando si separa la preghiera dalla giustizia, perché non si può rendere culto a Dio e causare danno ai poveri. O quando si dice di amare Dio, e invece si antepone a lui la propria vanagloria, il proprio tornaconto”.

Ma Bergoglio, sempre prendendo spunto dal brano del Vangelo, ha sottolineato come “i ricchi hanno dato, con grande ostentazione, ciò che per loro era superfluo, mentre la vedova, con discrezione e umiltà, ha dato tutto quanto aveva per vivere; per questo, dice Gesù, lei ha dato più di tutti. A motivo della sua estrema povertà, avrebbe potuto offrire una sola moneta per il tempio e tenere l’altra per sé. Ma lei non vuole fare a metà con Dio: si priva di tutto. Nella sua povertà ha compreso che, avendo Dio, ha tutto”. Per il Papa “Gesù, oggi, dice anche a noi che il metro di giudizio non è la quantità, ma la pienezza; non è questione di portafoglio, ma di cuore. Amare Dio con tutto il cuore significa fidarsi di lui, della sua provvidenza, e servirlo nei fratelli più poveri senza attenderci nulla in cambio. Di fronte ai bisogni del prossimo, siamo chiamati a privarci di qualcosa di indispensabile, non solo del superfluo; siamo chiamati a dare il tempo necessario, non solo quello che ci avanza; siamo chiamati a dare subito e senza riserve qualche nostro talento, non dopo averlo utilizzato per i nostri scopi personali o di gruppo”.

Twitter: @FrancescoGrana

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