Un rumore anomalo udibile nell’ultimo secondo dei 23 minuti di registrazione. Dalle scatole nere dell’aereo russo partito da Sharm el-Sheikh e precipitato in Sinai cominciano a emergere i primi elementi sulle cause dell’incidente. “Si sente un rumore all’ultimo secondo della registrazione vocale che è ancora in corso di analisi – ha riferito in una conferenza stampa al Cairo il presidente della commissione di inchiesta, Ayman al-Muqaddam – il comitato sta considerando tutti i possibili scenari ma fino ad ora non è giunto ad una conclusione definitiva”. Ma per il Cairo qualche certezza già esiste: “I detriti dell’aereo sono sparsi su un raggio di 13 km“, ha aggiunto al-Muqaddam – l’enorme estensione dell’area in cui sono stati ritrovati i detriti al suolo dimostra che il velivolo si è distrutto quando era ancora in volo“.

In ogni caso “è troppo presto” per arrivare a conclusioni e parlare di una bomba o di altre cause, “c’è un enorme lavoro da fare per arrivare a una certezza, non bisogna avere fretta” e bisognerà attendere “ancora almeno un paio di settimane prima che si arrivi a qualche conclusione”, ha detto ancora il presidente della commissione, di cui fanno parte 58 esperti, provenienti anche da Russia, Irlanda, Francia e Germania su invito del governo del Cairo.

Continuano però trapelare particolari che portano alla pista dell’ordigno esplosivo. Secondo una fonte dell’inchiesta, una delle scatole nere conferma il carattere “brutale” e “improvviso” dell’evento che ha causato la caduta dell’aereo russo nel Sinai. La fonte, che ha parlato con i media francesi, precisa che foto mostrano rottami perforati dall’impatto dall’interno verso l’esterno che “accreditano la tesi di un dispositivo pirotecnico o di una bomba”.

Secondo, invece, il Security Middle East on line che cita un ex ufficiale dei servizi segreti britannici, James Abernethy, l’esplosione non sarebbe stata provocata da una bomba tradizionale, bensì da un dispositivo esplosivo come una bombola di gas. Esplosa nella stiva a 31.000 piedi di altezza, la bombola avrebbe fatto disintegrare l’aereo. L’ex agente ricorda la dichiarazione audio del 4 novembre, con la quale il gruppo Wilayat al Sinai affiliato all’Isis ha rivendicato la responsabilità per l’abbattimento di un aereo russo sul Sinai. Nella dichiarazione, il loro portavoce afferma: “Noi siamo quelli che lo hanno abbattuto, grazie a Dio, e non siamo costretti a rivelare il modo in cui l’abbiamo fatto…prendete la vostra scatola nera e fate la vostra analisi… sveleremo il modo quando vorremo”.

“E ‘interessante il fatto che hanno sfidato la nostra capacità di dimostrare come il velivolo sia stato abbattuto – commenta James Abernethy – valuterei lo scenario più probabile come quello della bomba di Lockerbie”. Tuttavia è possibile che ciò che ha causato la probabile esplosione non sia una “bomba” tradizionale”.
Il messaggio audio di rivendicazione “suggerisce che l’Isis stia proteggendo la sua metodologia, per poter decidere di utilizzarla di nuovo se questa non è viene identificata dai Servizi segreti britannici”.

Intanto gli italiani cominciano a fare ritorno da Sharm el-Sheikh. E’ programmato per le 17 di oggi (ora locale in Egitto) il volo EasyJet che porterà i passeggeri italiani bloccati a Londra Luton per poi imbarcarsi per Milano Malpensa. A darne notizia, in una nota, è la compagnia aerea, precisando che il volo potrà subire ritardi “a causa della situazione locale”. I decolli autorizzati per oggi a EasyJet (“le autorità egiziane – spiega la compagnia – continuano a limitare il numero di voli di recupero operati dalle compagnie aeree britanniche”) sono due: oltre a quello delle 17, un altro è previsto alle 18, sempre ora locale e sempre per Londra, per un totale di 445 passeggeri. “I passeggeri – ricorda la compagnia – voleranno con solo bagaglio a mano. I bagagli da stiva verranno trasportati con mezzi dedicati e consegnati a casa dei passeggeri”.

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