Expo ha chiuso i battenti, gli operai da qualche giorno stanno già smantellando gli allestimenti interni, ma c’è chi sta ancora aspettando il pagamento per i lavori di realizzazione dei padiglioni, completati più di sei mesi fa.

In queste ore sta tornando alla ribalta il contenzioso tra la Rt-Expo srl (società del colosso Rostekh che aveva in gestione il padiglione Russia) e nove ditte italiane che hanno lavorato alla sua costruzione. La questione è vecchia di mesi, già a giugno era diventata di dominio pubblico, quando Catena Services, Coiver Contract, Ges. Co. Mont, Idealstile, Elios Ambiente, Mia Infissi, Vivai Mandelli, Sech costruzioni e Sforazzini avevano minacciato azioni legali per riuscire ad ottenere pagamenti per 950 mila euro.

I responsabili del padiglione hanno continuato a lamentare difetti nella realizzazione, rifiutandosi di pagare anche quando una perizia tecnica del tribunale di Milano ha accertato che i lavori erano stati “eseguiti a regola d’arte”. Rt-Expo ha chiesto un arbitrato internazionale e i tempi si sono ulteriormente dilatati. La faccenda si è così trascinata di settimana in settimana fino ad oggi, a manifestazione conclusa.

Il timore delle aziende italiane coinvolte è che i russi levino le tende in fretta e furia senza aver onorato il pagamento e senza essere riusciti a far porre sotto sequestro nemmeno una vite. Un timore che è diventato sospetto quando squadre di operai sono state viste al lavoro attorno al grande padiglione russo: “In questi giorni – spiega Marco Castiglioni della ditta Mandelli, che ha curato il verde per diversi padiglioni – noi siamo riusciti ad entrare nell’area con pochi mezzi e pochi uomini, ma davanti al padiglione russo c’erano già mezzi pesanti pronti a caricare materiale e diverse squadre di operai al lavoro”.

In effetti in questi giorni l’area Expo è accessibile solo per piccoli lavori. Ai gestori dei singoli padiglioni è stato chiesto di provvedere prima allo smontaggio di arredi, allestimenti interni e componenti tecnologiche, per poi iniziare, dopo metà novembre, con i lavori sulle strutture. Fino a quel momento Expo non ha autorizzato l’accesso a mezzi pesanti. Un divieto che, stando ai rilievi delle ditte italiane, i russi starebbero aggirando: “Ieri abbiamo chiesto l’intervento dell’Asl – continua Castiglioni – sono arrivati, ma oggi i lavori erano già ripresi”.

Della vicenda si è interessata anche la politica. In particolare la parlamentare Pd Laura Puppato si è fatta portavoce delle aziende trevigiane coinvolte nella vicenda, portando la questione all’attenzione del ministro Maurizio Martina: “Il ministro ha detto che se ne occupa e cercherà di capire quali sono i termini della vicenda – ha dichiarato la senatrice dem al quotidiano La Tribuna di Treviso -. Non possiamo, dopo il successo di Expo, lasciare l’amaro in bocca alle ditte italiane che hanno contribuito al miracolo lavorando giorno e notte, anche se la vicenda è colpa della Russia”.

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Expo 2015, lavori in corso: decumano deserto, albero della vita spento e padiglioni smantellati (FOTO)

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Expo, a un mese dalla chiusura è mistero su incassi e tipo di biglietti venduti

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