L’effetto Parma è quella cosa che bisogna evitare a tutti i costi (specie se i costi tocca farli sostenere a quella classe politica che scrocca). L’effetto Parma è una cosa seria, serissima: tu sognavi di fare le cose a modo tuo, tanto lo facevano tutti, si era sempre fatto così, una mano lavava l’altra e amenità del genere. L’effetto Parma è quanto accaduto qui, nella mia città, Parma, ed è bene che non si ripeta: il centro destra spazzato via dagli scandali e il Pd solidamente all’opposizione da vent’anni, gli piace perdere facile.

E’ comprensibile il panico che serpeggia diffusamente nei professionisti della politica, in quelli che non hanno un lavoro se non quello della poltrona, in quelli che se salta il sistema gli tocca di lavorare. Insomma: quelli che dicono ancora che per fare politica occorrono i professionisti, tipo quelli indagati, corrotti, amnistiati, salvati, inciuciati, intercambiati, inossidati, invecchiati su piedistalli che stanno su per colla di casta. L’effetto Parma è un cambiamento che non sta bene e il Partito Democratico vive nel panico di un diritto di voto che necessita di un ritocchino, molto di Partito e (molto) poco democratico. A Parma tre anni fa si andò al ballottaggio, Davide contro Golia, Bernazzoli (allora poltronissimo Pd Presidente della Provincia di Parma) dichiarava alla vigilia del voto di spareggio “E’ come giocare la finale di Coppa Italia contro una squadra di serie B”.

Il resto è storia, anzi “effetto Parma” e senza nemmeno citare il movimento che lo interpreta, anche se occorrerebbe definirlo “effetto collaterale“, perché diretta conseguenza di politici privi di una requisito: onestà.
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