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Foto: @negozio leggero

Secondo l’ultimo rapporto Ispra l’immissione al consumo di imballaggi nel 2013 sul territorio nazionale fu di 11,3 milioni di tonnellate, con un leggero calo dello 0,4% rispetto al 2012. Di questi, 8,7 milioni di tonnellate si calcola che siano stati recuperati. Questi dati peraltro sono relativi a quei comuni che hanno stipulato degli accordi per il conferimento dei rifiuti con il Conai. Quindi sfugge alla statistica circa un 20% di comuni, nei quali si può ritenere che la raccolta differenziata non sia effettuata. Ma non è questo il punto.

Il punto è invece che comunque 11,3 milioni di tonnellate di carta, legno, alluminio, vetro, acciaio, plastica, sono una cifra enorme. E che comunque il riciclo dei rifiuti comporta un consumo in termini energetici, anche se infinitamente minore rispetto alla produzione del nuovo, senza contare l’ovvietà che non si consuma il capitale.

Questo per quanto riguarda l’aspetto ambientale, ma c’è anche l’aspetto economico. Quanto incide l’imballaggio sul costo del prodotto finale? Tipo quando io compro sei uova e me le trovo impacchettate in una confezione di plastica, che a sua volta è ricoperta da una fascia di cartone…
Quindi, diciamo che l’ideale sarebbe cercare di ridurre la quota degli imballaggi. E questo è un campo in cui il singolo individuo può fare molto. Sicuramente l’aver recuperato come è stato fatto in questi anni le borse della spesa che si usavano un tempo è già qualcosa, ma si può fare ovviamente molto di più. È chiaro che questo “molto di più” dipende anche da quanto offre il mercato. Io posso anche voler acquistare – per esempio – solo detersivi per la casa alla spina, ma deve esserci qualcuno che me li offra (a meno che non me li produca…). E qui veniamo al punto debole. La grande distribuzione non fa pressoché nulla per venire incontro a questa esigenza (che io sappia, si segnala la Coop proprio con i detersivi alla spina). Ne consegue che, ad oggi, i punti vendita che offrono prodotti senza imballaggi sono piccole realtà, e soprattutto concentrate in grandi centri.

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Foto: @negozio leggero

L’iniziativa che sicuramente ha avuto più successo è quella del Negozio Leggero. Nato nel 2009 a Torino, esso si è esteso in altre città d’Italia, contando ad oggi tredici punti vendita sul nostro territorio (è di settembre l’apertura del primo punto vendita all’estero, a Lugano), segno che un po’ la sensibilità al problema sta aumentando. Il negozio offre praticamente tutto ciò che può servire per la casa rigorosamente senza imballaggi. Dal vino alla pasta, dalle uova ai cereali, dai prodotti per la casa a quelli per l’igiene personale. Ed i prodotti sono in buona parte bio ed in parte a chilometri zero. Si va lì, con le vostre bottiglie, i vostri sacchetti di carta e si fa la spesa. Come una volta. E se poi siete pigri e volete che vi consegnino a casa vostra, loro lo faranno in bicicletta. Carino, no?

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