Il Pil dell’Italia crescerà dello 0,9% nel 2015, dell’1,5% nel 2016 e dell’1,4% nel 2017. Sono le nuove stime della Commissione Ue sulla crescita della Penisola: in primavera Bruxelles si attendeva invece dall’Italia un prodotto interno lordo in crescita dello 0,6% quest’anno e dell’1,4% il prossimo. Revisione al rialzo anche dall’Istat, che per il 2015 concorda sia con le attese della Commissione che con quelle del governo, mentre per il 2016 e il 2017 si attende una crescita dell’1,4 per cento, valore più basso di 0,2 punti rispetto alle stime dell’esecutivo. Nelle prospettive per l’economia italiana della scorsa primavera l’istituto nazionale di statistica aveva indicato un progresso dello 0,7% nel 2015. Quindi la revisione al rialzo è stata di due decimi di punto. Lo stesso vale per il 2016, mentre per il 2017 il vantaggio si limita a 0,1 punti percentuali. Il governo nella nota di aggiornamento del Def, diffusa a settembre, ha stimato una crescita dello 0,9% per il 2015 e dell’1,6% per il biennio successivo. La previsione per il 2015 piazza l’Italia al quartultimo posto tra i Paesi dell’area euro, dopo Grecia (-1,4%), Finlandia (+0,3%) e Austria (+0,6%).

Secondo Bruxelles, poi, il debito pubblico italiano sarà pari al 133% del Pil nel 2015, in aumento dal 132,3% del 2014, per poi calare nel 2016 al 132,2% e nel 2017 al 130 per cento. Il deficit rispetto al Pil, invece, dovrebbe attestarsi al 2,6% nel 2015, al 2,3% nel 2016 e all’1,6% nel 2017.

Per quanto riguarda il lavoro, secondo l’Istat quest’anno il tasso di disoccupazione scenderà al 12,1% per portarsi all’11,5% nel 2016 e segnare un ulteriore ribasso nel 2015, a 11,3 per cento. Una tendenza questa, precisa l’istituto, che si registrerebbe però solo in assenza di rilevanti “mutamenti di comportamento della fascia di inattivi vicini al mercato del lavoro”. L’occupazione “aumenterà con intensità differenti: +0,6% nel 2015, +0,9% e +0,7% rispettivamente nel 2016 e nel 2017”, spiega ancora l’Istat sottolineando che la ripresa dell’occupazione “è in parte legata agli effetti positivi della decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato realizzata nel 2015 ed estesa, seppure in misura inferiore, al 2016″. Commento analogo sugli sgravi da parte di Bruxelles, che tuttavia è un po’ meno ottimista sulla discesa del tasso di disoccupazione (12,7% nel 2014): è atteso al 12,2% nel 2015, all’11,8% nel 2016 e all’11,6% nel 2017. Un “calo solo graduale”, commenta Bruxelles, evidenziando lo stesso nodo messo in luce dall’Istat, quello degli inattivi: secondo la Commissione Ue, infatti, le persone che prima avevano abbandonato la speranza di trovare un lavoro dovrebbero aggiungersi alla platea di chi cerca un’occupazione.

Il tema non è secondario, viste le attese sull’inflazione per cui l’Istat prevede una “risalita” fin dall’inizio del 2016, “con ritmi più sostenuti nella seconda parte dell’anno”. Bruxelles, che pure rileva come la ripresa economica in Italia si sta rafforzando e la crescita aumenterà nel 2016 e nel 2017 con i prezzi del petrolio che rimangono bassi e la domanda interna “in miglioramento”, sottolinea invece che il tasso d’inflazione crescerà “molto gradualmente” e “la bassa inflazione, la crescita dell’occupazione e il taglio delle tasse sosterranno il reddito reale disponibile e quindi i consumi privati“. Numeri alla mano, le stime di Bruxelles indicano che nel 2015 l’inflazione in Italia si stabilizzerà a 0,2%, mentre salirà all’1% nel 2016, accelerando a 1,7% nel 2017 “anche grazie all’aumento dell’Iva previsto dalla legge di Stabilità per raggiungere gli obiettivi di bilancio per quell’anno, a meno che non si trovino misure compensative alternative“. In ogni caso, avverte la Commissione Ue, “un ulteriore rallentamento della domanda globale costituisce un rischio al ribasso” per l’economia italiana.

L’Istat, però, ha rivisto al rialzo le stime sui consumi: nel 2015 la spesa delle famiglie aumenterà dello 0,8% (era lo 0,5% in primavera). In aumento anche le previsioni sui prossimi due anni, quando si potranno registrare rialzi dell’1,2% (nel 2016) e dell’1,1% (nel 2017). Tutto ciò, spiega, “a seguito del miglioramento” su occupazione e reddito. Tuttavia, avverte l’Istituto di statistica, “il quadro previsivo delineato è soggetto a rischi al ribasso, connessi a un eventuale più pronunciato rallentamento del commercio internazionale e all’impatto delle clausole di salvaguardia nel 2017″. L’Istat precisa quindi come sul quadro di previsioni per i prossimi anni restino fattori di incertezza. E l’economia cinese ha un ruolo non indifferente. Il suo rallentamento infatti “produrrebbe effetti sulla domanda di materie prime con implicazioni sui livelli produttivi dei paesi emergenti produttori e sulle esportazioni dei paesi avanzati. In particolare, per l’Italia tale scenario comporterebbe una riduzione del Pil tra i 2 e i 3 decimi di punto nel 2016”. Ma ci sono anche chance di rialzo. Per l’Istat il cosiddetto “maxi-ammortamento“, che consente alle imprese di aumentare la quota di ammortamento degli investimenti in macchinari ed attrezzature, potrebbe rivelarsi ancora più efficace per l’economia italiana, spingendo il rialzo del Pil nel 2016 di 0,1 punti rispetto alla previsione base.

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