Chiunque abbia a cuore i valori racchiusi nell’articolo 21 della Costituzione, se ne avrà la possibilità, si rechi domani, giovedì 5 novembre, alle ore 8,30, a Piazzale Clodio, davanti alla sede del tribunale a Roma. La giornata sarà infatti segnata dalla prima udienza a carico di 96 cronisti che hanno raccontato le lordure di Mafia capitale.

nobavaglio

Sono stati denunciati da alcuni avvocati per violazione del segreto istruttorio e per aver pubblicato brani di intercettazioni. Mai come in questo caso hanno assolto al dovere, previsto dalla medesima legge professionale, di fornire al lettore ogni notizia di pubblico interesse e di accertata utilità sociale.

Dal momento che malaffare, mafie e terre di mezzo, hanno infangato Roma e l’Italia, era ed è dovere del cronista riferire ogni notizia utile a far comprendere natura, abitudini, linguaggio di questa associazione a delinquere, dei suoi fiancheggiatori e dei protettori politici.

La decisione di denunciare, tutti insieme cronisti e direttori, ha un chiaro intento politico, provocatorio e si inserisce nella campagna per limitare sia l’uso, sia la pubblicazione delle intercettazioni. Forse il giudice archivierà, ma i querelanti “temerari” non avranno nulla da temere perché la legge non prevede una sanzione adeguata alla gravità della minaccia.

Quella davanti al tribunale romano sarà solo la prima tappa di un percorso, deciso dal comitato per il #nobavaglio, che si è costituito nella sede della Fnsi, e che, oltre a manifestare solidarietà ai cronisti denunciati, contrasterà in ogni sede possibile, la delega assegnata al governo per riformare le norme sulle intercettazioni e dare una stretta al diritto di cronaca.

Non si tratta, e comunque non sarebbe poco, di tutelare il dovere di informare, ma, anche e soprattutto, il diritto ad essere informato che appartiene ad ogni cittadino e senza il quale non potrebbe sussistere il medesimo ordinamento democratico.

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