All’inizio lo chiamavano tutti regbill. Poi, con il passare del tempo, le cose sono cambiate. I ragazzi si sono avvicinati allo sport, hanno messo da parte il calcio, Maradona, i problemi del quartiere. A Scampia è nata una squadra di rugby che da 2 anni lotta sui campi di mezza Campania. Nonostante tutto. I protagonisti di questo “miracolo sportivo” sono i giocatori dello Scampia Rugby, giovani della zona, delle associazioni, che hanno fatto rete, si autofinanziano, spendono parte del loro tempo per alimentare la società e per fare gruppo.

L’idea è nata da Salvio Esposito, psicologo dello sport, che da anni cerca di portare avanti progetti simili. Dopo il “Nisida Rugby Footbal Club”, in cui Esposito ha coinvolto i ragazzi detenuti nel carcere minorile di Nisida, è la volta del rugby portato a Scampia. “Tutto parte dalla necessità di rendere effettive le potenzialità di crescita psicologica di questi ragazzi – spiega a ilfattoquotidiano.it Esposito -. Nel corso dell’anno abbiamo coinvolto più di 80 bambini. E non è ancora finita”. La palla ovale ha fatto breccia tra le famiglie del rione, lottando anche contro i pregiudizi. “Qui si vive solo di Maradona. Dobbiamo affrancarci da questo mito e ricominciare a vivere pensando al nostro presente, al futuro” prosegue Luigi Piscopo, presidente tuttofare.

La prima squadra, lo Scampia Rugby, è formata da quasi 50 persone, dai 17 ai 40 anni. Il clima è affiatato, il gruppo è unito. I giocatori si allenano una volta a settimana nel campo comunale di Scampia. “Ma spesso c’è da fare la fila dietro gli allenamenti delle squadre di calcio – aggiunge stizzito Luigi –. Il più delle volte siamo costretti a chiedere di allenarci nel campo di un oratorio della zona”. L’idea è quella di coinvolgere più squadre: da una parte i giocatori dai 17 anni in su; dall’altra i ragazzini più piccoli che si avvicinano per la prima volta a questo sport. “Vogliamo formare gruppi ben selezionati per dare loro l’opportunità di crescere serenamente all’interno della squadra”, continua Luigi.

Lo scorso campionato la squadra si è piazzata al 4° posto nella serie C2 nazionale. E alcuni dei ragazzi che vengono da queste parti sono davvero talentuosi. Come Mauro Cuccurese, seconda linea, che nel 2010 ha esordito con la nazionale italiana under 17: “Quella partita è stato un sogno – ricorda –. Per me, venire da un quartiere che era considerato la fogna di Napoli è stato uno stimolo enorme”. “Forte abbastanza per realizzare l’impossibile” è il motto che guida i giocatori. E qualcuno, tra un placcaggio e l’altro, se l’è tatuato anche sul polpaccio.

I soldi, però, sono un problema: per il momento la squadra si tiene in vita grazie ad una rete di associazioni, a partire da Resistenza Anticamorra. Ma non si può andare avanti così per sempre. “La Federazione non ha voluto metterci la faccia – continua il presidente -. Facciamo i salti mortali pur di portare avanti le cose”. I bambini, ad esempio, sono costretti a giocare in un campo da calcio, senza i pali e i segni regolamentari del rugby.

Ma Scampia non è tutto. Il progetto vuole ampliarsi anche verso altri quartieri vicini, incluse le collaborazioni con le scuole. “L’obiettivo è quello di creare una squadra juniores che possa competere a livello di eccellenza, e dare la possibilità a questi ragazzi di giocare anche al di fuori del contesto di Scampia – spiega ancora il dottor Esposito –. I giovani in qualche modo devono uscire dai confini del loro quartiere, con tutte le ricadute positive che questo comporta”.

I ragazzi, comunque, non si danno per vinti. Dopo la pausa estiva sono ripresi con gran vigore gli allenamenti. E nel quartiere si respira aria di novità. In tanti, infatti, si sono presentati alle selezioni per unirsi al gruppo. “Questa squadra è la mia seconda famiglia” – racconta Gaetano Russiello, capitano dello Scampia Rugby, che vive da 20 anni il mondo della palla ovale. “Essere capitano per me significa dare l’esempio ad ogni partita. Questo gruppo mi ha cambiato la vita”. La prima partita di campionato si è giocata a fine ottobre. Ma in tanti già scalpitano. Il rugby, da queste parti, non è solo svago: è anche un’opportunità per cambiare vita.

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