Aveva già detto di voler “fare trasparenza” sui vitalizi non giustificati dai contributi versati e proposto di versarli solo a quanti non hanno un altro lavoro e percepiscono redditi sotto una certa soglia. Ma domenica, intervistato a In mezz’ora, per la prima volta il presidente dell’Inps Tito Boeri è sceso nel dettaglio delle cifre, spiegando che la proposta di riforma complessiva del sistema previdenziale presentata al governo Renzi a luglio, rimasta finora sulla carta, prevede “riduzioni anche fino al 50% dei vitalizi dei politici superiori agli 80-85mila euro“. Un intervento che dovrebbe andare a braccetto con limature degli assegni percepiti da dirigenti d’azienda, ex dipendenti delle Ferrovie dello Stato, piloti e tutte le altre categorie di cui l’operazione Porte aperte (una sezione ad hoc inaugurata sul sito dell’istituto) ha messo in luce i privilegi: persone “andate in pensione presto con assegni alti ricevendo “regali” per ragioni di tipo elettorale”.

Detto che dall’1 gennaio 2012 anche per deputati e senatori è entrato in vigore il sistema contributivo, la sforbiciata prospettata da Boeri colpirebbe duramente gran parte di coloro che hanno lasciato lo scranno prima di quella data dopo averlo occupato per almeno cinque anni e continuano a ricevere un assegno calcolato sulla base della permanenza in Parlamento e non dei contributi versati. Infatti, ipotizzando che gli ex parlamentari paghino sul reddito lordo l’aliquota Irpef più alta, basta una scorsa agli elenchi ufficiali di Camera e Senato con gli importi netti dei vitalizi per rendersi conto che la maggioranza percepisce un importo mensile lordo superiore a quello individuato dall’economista bocconiano.

Tra loro tantissimi nomi noti: dall’ex premier Massimo D’Alema, che dopo sette legislature a Montecitorio prende 5.674 euro netti al mese, all’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, forte di 6.029 euro mensili di vitalizio, dall’ex segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti, a cui spettano 4.987 euro netti al mese, a Romano Prodi, con 3.022 euro al mese. Un taglio netto arriverebbe anche per Francesco Rutelli, che ne incassa 6.400, l’ex leader di Italia dei valori Antonio Di Pietro (3.992), l’ex segretario Dc Arnaldo Forlani (6.062), l’ex segretario Pci Oliviero Diliberto (4.992), l’ex Psi Claudio Martelli (4.992), l’ex presidente della Camera Luciano Violante (6.015) e l’ex presidente del Senato Nicola Mancino, che riceve oltre 6.900 euro al mese.

Dovrebbero rinunciare a metà dell’assegno, poi, Claudio Scajola (4.927 euro al mese), Mariotto Segni (5.828 euro al mese), Walter Veltroni (5.668 euro), l’ex ministro Giuliano Urbani (4.042 euro), l’imprenditore Francesco Merloni (ne prende 6.087), l’ex presidente di Cassa depositi e prestiti Franco Bassanini (6.939 euro), il giurista Stefano Rodotà (per lui, quattro volte deputato, il vitalizio è di 4.992 euro), il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti (3.408 euro), l’ex presidente della Federazione italiana gioco calcio Giancarlo Abete, che percepisce un vitalizio netto mensile di 4.035 euro essendo stato a Montecitorio dal 1979 al 1992 e il presidente dell’Abi Antonio Patuelli che prende 3.028 euro netti al mese.

Si vedrebbe ridurre di metà il trattamento da oltre 5.500 euro al mese anche l’ex ministro Dc Paolo Cirino Pomicino, scampato all’abolizione dei vitalizi per i condannati perché la pena a cui è stato condannato per la maxi tangente Enimont (1 anno e otto mesi) è inferiore alla soglia fissata a maggio dai presidenti dei due rami del Parlamento. Idem per Gianni De Michelis, che continua a contare su 5.174 euro mensili nonostante la condanna a un anno e sei mesi nell’inchiesta sulle tangenti per gli appalti per le autostrade del Veneto e quella a sei mesi (patteggiati) ancora per Enimont.

Nella lista compaiono poi l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, titolare di un vitalizio da 3.044 euro mensili netti, il regista Franco Zeffirelli (3.408 euro) e il critico Vittorio Sgarbi (5.007 euro), l’imprenditore Franco Debenedetti, fratello di Carlo (è stato senatore per tre legislature e prende 4.581 euro) e Clemente Mastella (6.939 euro).

Sono invece sotto la soglia indicata da Boeri, tra gli altri, Luciano Benetton, con 2.381 euro al mese, Eugenio Scalfari, con 2.270 euro al mese, Rossana Rossanda (2.124), Fiamma Nirenstein (1.579 euro al mese) e Santo Versace (1.589 euro). Per Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, invece, nulla cambierebbe perché al leader di Forza Italia e al suo braccio destro il vitalizio è stato revocato in seguito alle condanne a oltre due anni.

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