Doveva essere sottoposto ad un intervento per cataratta in questi giorni, nel novembre 2015, ma dall’ospedale privato, regolarmente convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, l’ha richiamato una segretaria che con voce gentile le ha spiegato che l’intervento è spostato all’aprile 2016 “sa con gli attuali tagli dobbiamo essere certi che i rimborsi dalla regione Lombardia ci arrivino”. Questa è una delle tante segnalazioni giunte alla trasmissione “37e2” che conduco settimanalmente il venerdì mattina su Radio Popolare. Ovviamente, ci spiegano gli ascoltatori, se sei disponibile a sottoporti all’intervento in un regime totalmente privato, la cataratta si può fare subito.

Malasanità al Policlinico di Bari reparto Neurochirurgia

Nel mio lavoro come medico dovevo valutare la data di rientro in azienda di un lavoratore in malattia; il dipendente voleva tornare il prima possibile al suo lavoro perché, avendo già fatto molte assenze a causa delle sue condizioni di salute, temeva di essere licenziato. Il medico curante gli aveva prorogato la malattia in attesa dell’esito di un esame diagnostico che riteneva, a ragione, essere essenziale. Ma il paziente non si era sottoposto all’esame perché non era in grado di pagare il ticket e d’altra parte mi chiedeva di interrompere il periodo di malattia datogli dal curante e di riammetterlo direttamente al lavoro.

Una giovane donna che doveva sottoporsi ad una mammografia ci ha segnalato come le fosse convenuto eseguirla privatamente con un costo inferiore all’ammontare del ticket.

Le fanfare di Palazzo Chigi suona ormai ininterrottamente la stessa musica: la spesa sanitaria nel nostro Paese è fuori controllo, spendiamo troppo. Ma i dati ci dicono qualcosa di molto diverso: secondo l’Ocse nel 2013, ultimi dati disponibili, l’incidenza della spesa sanitaria sul Pil in Italia era dell’ 8,8% inferiore alla Grecia, 9,2%, alla Spagna, al Portogallo e sotto la media Ocse.

Il governo assicura che non taglierà la spesa sanitaria, ma non è necessario essere particolarmente intelligenti per capire ad esempio che se la legge di Stabilità 2015 toglie 4 miliardi alle Regioni, considerato che circa il 70% della spesa regionale è destinata alla sanità, i tagli cadranno in gran parte nel medesimo ambito. E sono poco dignitosi i giochi di prestigio del nostro presidente del Consiglio quando sono fatti sulla salute collettiva: continuare a dire che la spesa sanitaria aumenta senza tener conto dell’inflazione e dell’aumento dei costi delle nuove terapie e delle diagnostiche più recenti è veramente una mascalzonata dal breve respiro. Dal 2009 al 2014 oltre il 32% dei medicinali approvati dall’Ema (l’Istituzione Europea deputata all’approvazione dei medicinali da immettere nel mercato) non sono arrivati in Italia, e non pochi tra quelli disponibili hanno costi decisamente superiori a quelli d’Oltralpe. O i nostri dirigenti ministeriali non sanno trattare con le aziende, o c’è dell’altro…

A fine mese i medici hanno indetto uno sciopero contro i tagli alla sanità e contro la decisione del governo di limitare il ricorso ad alcune pratiche diagnostiche. Ma se si sostiene che si protesta per difendere la salute dei nostri concittadini, per essere credibili, è necessario anche guardare dentro la nostra categoria.

Sarebbe necessario dire che è ora di finirla con la cosiddetta “intramoenia”, ossia le prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso per realizzare un’attività privata. Il guadagno globale di questa attività è superiore ad 1 mld euro/anno e di questo solo circa il 7% va alla struttura pubblica. Ugualmente credo dovrebbe essere vietato ad un medico cumulare più attività con il Ssn arrivando complessivamente ad un monte ore settimanale ben superiore a quello previsto dai contratti dei dipendenti; ad es. come è possibile che un medico abbia un contratto a P. Iva di 25 ore con l’Inps, sia inoltre medico di famiglia e contemporaneamente svolga le visite fiscali? Tecnicamente, per aggirare le incompatibilità, in casi simili le varie attività vengono svolte in province e Asl fra loro differenti, un escamotage a mio parere non proprio nobile. Per non parlare degli stipendi dirigenti Asl e Inps, non solo medici, che generalmente superano abbondantemente i 100.000 euro/anno con un retribuzione di risultato, spesso basata su obiettivi decisi dai medesimi soggetti (o con la collaborazione dei medesimi soggetti), che talvolta supera anche lo stipendio tabellare.

Se la crisi impone dei risparmi forse sarebbe bene guardare, oltre che alla corruzione e agli sprechi, anche a qualcuno degli esempi che ho qui riportato piuttosto che praticare tagli indiscriminati che ricadono sui più poveri e finiscono solo per avvantaggiare chi opera nel privato.

D’altra parte anche tra i medici vi sono differenze molto pesanti, troppo spesso ignorate: per fare un solo esempio abbiamo i “medici di categoria” (i medici che nelle commissioni Inps sull’invalidità dovrebbero tutelare i pazienti, sono previsti per legge e sono pagati dall’Inps) che ricevono 50 euro /seduta che dura circa 5 ore, quindi con una paga oraria lorda di 10 euro/ora. Ogni commento è superfluo.

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