Sul rettilineo in terra battuta della tangenziale di Orzivecchi, tra i campi della bassa bresciana, affiorano ancora le scorie di fonderia. Quella strada incompiuta, all’estremo lembo sud della provincia, sequestrata nel 2010 dalla Direzione distrettuale antimafia di Brescia per le scorie smaltite nel sottofondo stradale, finirà per costare almeno quattro volte l’importo iniziale dei lavori. Oggi, secondo i tecnici della Provincia di Brescia, l’opera andrà completamente demolita, ricostruita da capo e il materiale dovrà essere smaltito in discarica come rifiuto. “Il poco fatto era talmente pessimo che deve essere distrutto e rifatto di sana pianta – ha sottolineato il pm Silvia Bonardi davanti ai giudici del Tribunale di Bergamo nella sua requisitoria – così si buttano i soldi nel nostro Paese”. Costo dell’operazione: 12 milioni e 700 mila euro, mentre il valore dell’opera si aggirava intorno ai 3,5 milioni.

È questo il calcolo del danno causato al committente dei lavori secondo un documento del settore viabilità della Provincia di Brescia depositato al processo di Bergamo in cui sono imputati a vario titolo l’imprenditore Pierluca Locatelli, cinque suoi ex collaboratori e il funzionario della Provincia di Brescia Bortolo Perugini per truffa, frode in pubbliche forniture e traffico illecito di rifiuti. Il pm Bonardi ha chiesto la condanna a 6 anni e 3 mesi di carcere per Locatelli, da 3 a 5 anni per i suoi ex dipendenti Giovanni Pagani, Bartolomeo Gregori, Angelo Suardi e Andrea Fusco, 3 anni per la moglie Orietta Rocca e 2 per il funzionario provinciale Perugini. Le difese hanno chiesto invece l’assoluzione perché il fatto non sussiste o non costituisce reato, o di valutare un inadempimento colposo nella gestione delle materie prime secondarie (“Tutto accade alla fine del 2010, in piena crisi economica: se un illecito c’è stato va letto in questa logica, come tentativo di contenere una determinata situazione” ha sostenuto l’avvocato Roberto Bruni).

La variante della provinciale 235 di Orzivecchi nel 2009 era stata affidata a un consorzio di imprese riconducibili al gruppo Locatelli di Bergamo, lo stesso che in quei mesi stava lavorando sui cantieri dell’autostrada Brebemi. E proprio dalle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta su Orzivecchi partì l’indagine sui lavori della Brebemi che portò all’arresto per corruzione dell’ex vicepresidente della Regione Lombardia Franco Nicoli Cristiani e del dirigente dell’Agenzia regionale per l’ambiente, Giuseppe Rotondaro (entrambi nel 2014 hanno patteggiato rispettivamente 2 anni e 1 anno e 8 mesi) e a quello di Locatelli, moglie e collaboratori per traffico illecito di rifiuti (ma per loro il processo è stato annullato dal Tribunale di Bergamo che ha ordinato al pm di riscrivere l’avviso di conclusione indagini).

Stando al capitolato d’appalto, la tangenziale di Orzivecchi doveva essere costruita con la ghiaia estratta da una cava, ma le imprese che si sono aggiudicate i lavori – la Origini Srl, la Locatelli Geom. Gabriele Srl e la Tecnofrese Srl – hanno miscelato la ghiaia con scorie di fonderia. L’uso delle scorie sarebbe stato reso possibile da una variante in corso d’opera (il “verbale di concordamento nuovi prezzi” del 2 dicembre 2009) firmata da un funzionario della Provincia di Brescia, il Perugini, imputato nel processo per truffa e frode. Secondo la ricostruzione del pm gli scarti delle fonderie bresciane – contaminate da bario, cromo esavalente e fluoruri – anziché essere trattati da Locatelli nel suo impianto bergamasco di Biancinella, finivano direttamente in cantiere o passavano nell’impianto solo per pochi minuti, il tempo di cambiare la bolla di trasporto. Sotto la strada di Orzivecchi sarebbero finite così 121mila tonnellate di ghiaia e 187mila di scorie, che ora dovranno essere smaltite in discariche autorizzate.

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