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Se ci pensate, l’invisibile conta assai più di quel che si vede e si legge. E’ una regola, forse, di portata cosmica. Pensate alla cronaca. Agli scandali, agli omicidi. I delitti, per la maggior parte, non solo non hanno un colpevole accertato, ma sono spesso persino ignoti. Quello che leggiamo, vediamo e conosciamo costituisce solo l’emergente punta dell’iceberg. Il resto finisce nella zona grigia del non detto, non visto, non sentito. Forze e legami si confrontano senza potersi vedere. Cogliamo solo l’ultimo anello dei nessi eziologici su cui s’innestano lunghe catene di eventi, la cui ricostruzione può essere impossibile. E se il mondo è ridotto così, trattasi, evidentemente di catene da sciacquone…

Torniamo al 2011: lettera di Draghi e Trichet a Tremonti. Scrive Luciano Canfora, nel suo bel pamphlet “‘E’ l’Europa che ce lo chiede!’ Falso!”, una  lettera che “fu tenuta a lungo celata”. Vi si prospettavano tutte le ricette dell’austerity, che stiamo ancora vivendo sulle nostre spalle. E così, in modo ben visibile, “dovendo fare insieme le cose che contano – cioè far deglutire ai gruppi sociali più deboli una cura da cavallo a botte di tassazione indiretta – centro-destra e centro-sinistra archiviano il bipolarismo”. Ciò perché “Oggi la posta in gioco è lo smantellamento dello Stato sociale”. Con strategie subdole come quella del “Falso bersaglio”, di cui Canfora parla più avanti nel testo: “Lungi dal riconoscere che è l’intangibilità del profitto – architrave intoccabile e sacro del sistema – che scaraventa intere generazioni fuori dal mercato del lavoro, si ricorre all’abile e ricattatoria denuncia contro l’egoismo (!) di chi, per sua fortuna, non è ancora stato estromesso e non si rassegna ad autoridursi il salario e ad appesantire, per “salvare l’euro”, le condizioni di lavoro”.

Se, però, vi si chiede di negare l’evidenza e tacere, forse, è davvero troppo. Non permettetevi, assolutamente, oggi, di interrompere il sacro mantra del “tutto va bene, sorridi!”. Anche se ci si sgola nel dimostrare lo stato in cui versa il Paese (e non solo il Sud), non vi sognate di venir meno alla rigida consegna del silenzio, piagnoni!

Se su grandi città del Paese ci sono mafie che spadroneggiano, non lamentatevi! Se persino i magistrati dicono che la corruzione è favorita dai comportamenti della politica, tacete!

Non permettetevi di disturbare gli accorti manovratori in visibilio per la mini-erezione del Pil, avuta al caro prezzo di tagli lineari pluriennali e altri dolorosi artifici… Esodati, sottoccupati, disoccupati, Neet, emigrati d’ogni livello culturale, non vi sognate di contarvi e costruire una maggioranza d’incazzati. Scegliete, invece, di aderire utilmente “al partito del non voto di coloro che non si riconoscono nella melassa” (cito ancora Canfora). Emigrate, piuttosto, sospinti dall’ipocrita esortazione di quelli che dicono che “viaggiare fa bene”. Certo, quando non sei obbligato a farlo, è cosa buona e giusta. Se poi hai un papà che ti spesa, tanto meglio. Quando, invece, parti con le pezze al culo, la musica è ben altra.

Quindi, cari italiani che restate, se aprite un negozio vengono a chiedervi il pizzo, pagate con il sorriso, è la nuova Italia! Con tante novità. Ad esempio, se un ex-comunista va in tv e dice che è giusto detassare ville e castelli, per poi essere smentito nientemeno che dal suo primo ministro, ex-democristiano, non sforzatevi di capire: è l’Italia del fare, dove questi e altri mirabolanti numeri possono svolgersi sotto i vostri occhi stupefatti… Se gli immigrati vengono accolti e lasciati alla vita randagia, è il volto buono dell’Italia multietnica. Quella che affida l’accoglienza alle Caritas, al buon cuore della gente, ai centri di permanenza e, dulcis in fundo, a chi specula su rom e immigrati, più che sulla droga. Se poi non trovate lavoro, se non con contratti che terminano nel volgere di un respiro, non siete davvero capaci di capire il concetto di flessibilità. E allora provate a flettervi di novanta gradi in avanti e ripetete dieci volte al giorno l’esercizio ginnico.

L’Italia del sorriso vi vuole atletici e flessi. No, no, non fessi. Flessi! Se non riuscite ad andare in pensione perchè spostano la bandiera a scacchi ogni anno un po’ più in là, non lamentatevi! In questo caso, piangono persino i ministri per voi. E poi non vi vergognate? Lo fate per i vostri figli: quelli che poi non trovano lavoro…e continuano a non trovarlo. E, nel frattempo, c’è chi accumula incarichi e pensioni in modo vergognoso, senza alcun pudore. Fino a quando qualche magistrato non si permette di metterci il naso e sputtanare. Che impertinente! Così va a finire che qualcuno crede davvero di poter chiedere di tagliare alla radice la miriade di privilegi osceni che ci circondano. Se si riesce a farli emergere dalla solita cortina di invisibilità sarà più difficile indurre le regioni ad aumentare i ticket o le aliquote su poveracci e soliti noti, quelli che non possono permettersi di farsi curare al Nord o all’estero, come i vip e i politici.

E voi, cari ragazzi, non fate piagnistei, o troverete sempre qualcuno col culo al caldo che vi darà del qualunquista! E non potrete nemmeno incazzarvi. Loro stanno bene e proprio non capiscono il vostro disappunto. Avete una laurea e non trovate lavoro? Andate all’estero e non scassate i cabbasisi. Non sognatevi di restare e di impegnarvi a cambiare le cose, proveranno a smontare ogni idea e iniziativa con vigorosa saccenteria, ridicolizzando ogni speranza! Magari riportando l’esimio parere di qualche solone, pronto a vendersi anche l’anima: la vostra, ovviamente, non avendone altre a disposizione da tempo…

Non vi resta che ridere. Magari fatevi un selfie!

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