Torino - Sampdoria

La stanza pullulava di bambini. Tutti in fila per fare un elettrocardiogramma in un centro privato, ovviamente, visto che le strutture sanitarie pubbliche che fanno questo esame ai più piccoli sono poche e le liste di attesa lunghissime. Da quest’anno, per ottenere il certificato sportivo occorre portare un elettrocardiogramma “recente” al medico di famiglia o al pediatra: infatti, anche se in teoria le nuove normative prevederebbero un Ecg “una volta nella vita”, i medici generalmente lo chiedono non più vecchio di un anno. In questo modo però si aggravano i costi per le famiglie rispetto allo sport, perché per un Ecg si arriva a pagare fino a cinquanta euro, cui bisogna aggiungere i circa venti euro per il certificato medico (anche se i medici più sensibili non chiedono nulla, ma sono rari). Così una famiglia, magari con due figli, ha già speso quasi centocinquanta euro solo per accedere a una struttura sportiva, dove pagherà un’iscrizione salata e il costo dello sport vero e proprio (a volta incomprensibilmente più alto della stessa disciplina sportiva per adulti).

Non è un caso allora che la Commissione Affari sociali della Camera abbia approvato una risoluzione critica verso alcuni aspetti delle linee guida in materia di certificati medici e Ecg per l’attività sportiva non agonistica, ritenuti non necessari e troppo onerosi per le famiglie, specie quelle di basso reddito o dove ci sono disabilità. Una forma di medicina difensiva che si traduce in una burocrazia costosa che spesso scoraggia adulti e bambini dal fare sport, provocando così danni alle persone e allo stesso sistema sanitario nazionale, visto che fare sport è una delle migliori forme di prevenzione. Le linee guida del Ministero prevederebbero anche una distinzione tra associazioni sportive vere e proprie e attività ludiche, come il nuoto libero, lo yoga o la danza, per le quali non sarebbe necessario il certificato medico, ma la verità è che in materia esiste una grande confusione e quindi tutte le strutture richiedono il certificato: una forma di medicina difensiva, appunto, che appesantisce soprattutto le famiglie.

Sarebbe buona cosa che il Ministero chiarisca che per le attività ludico motorie il certificato non è necessario, e in generale si adoperasse per la riduzione di certificati e altri oneri che di fatto scoraggiano le persone a fare sport. Ancora più importante sarebbe che il governo varasse misure per alleggerire il costo dello sport per i bambini, non solo attraverso la possibilità di scaricare i costi dalla dichiarazione (peraltro la misura è prevista solo per bambini dai cinque anni in su, quando oggi si comincia a fare sport prestissimo) ma con dei bonus veri e non subordinati solo a un reddito da fame, ma al reddito medio reale di una famiglia italiana. Famiglia che oggi fa sempre più fatica a pagare i costi dello sport per tutti i membri, tra certificato, Ecg, iscrizione e tariffa vera e propria. Ma certo, in tempi di tagli lineari, ai ministeri per mettere in atto presunte rivoluzioni fiscali per questo tema non c’è neppure spazio di discussione.

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