Quando era in giro per lavoro, chiamava a casa la figlia per farsi procurare il lesso, di cui era particolarmente ghiotto, perché di lì a qualche ora sarebbe arrivato a Cremona, la città che il 27 ottobre 1922 gli diede i natali. È uno dei tanti aneddoti citati da Bice Brambilla, la nipote del grande Ugo Tognazzi, di cui oggi ricorrono i 25 anni della scomparsa. “Dovevamo e volevamo accontentarlo. Ma spesso queste richieste arrivavano d’estate, quando è più difficile, come si capisce, soddisfarle. Ma d’altra parte lui diceva: ‘Sennò la mia mostarda (prodotto tipico cremonese, ndr) con che cosa la accompagno?’”. Perché Tognazzi non era solo un buongustaio, era pure bravissimo dietro i fornelli. E di certo la sua immagine di chef si è potuta rafforzare con “La grande abbuffata” di Marco Ferreri e il libro “L’abbuffone – Storie da ridere e ricette da morire”. A breve, in città, inaugurerà un negozio di prodotti alimentari a marchio “Tognazza”, nella via dove si trova la casa natale del padre. L’attore aveva perso col tempo lo slang cremonese, ma non la conoscenza del dialetto. La sua dizione lo portava, però, quando utilizzava il ‘cremonese’ con i parenti, ad accentuare le vocali, e quindi gli uscivano parole marcate che facevano sorridere.

Alla mostra dal titolo “La voglia matta”, inaugurata presso il Museo del Violino, a Cremona, occasione nella quale non sono mancati momenti di commozione, erano presenti i figli Ricky, GianMarco e Maria Sole (del norvegese Thomas sono stati riportati i saluti). Sono state ricordate le improvvisate dello zio Ugo, che “se non chiudevi la porta di casa te lo ritrovavi subito in cucina”. Un po’ di amarezza si leva però quando GianMarco afferma come “Venezia e il festival di Roma siano stati assenti e si siano dimenticati di papà. Cremona è stata invece presentissima, e questo non era scontato”.

La difficoltà di conciliare il Tognazzi personaggio pubblico con il Tognazzi privato è stata evidenziata dalla figlia Maria Sole: “Una fatica, ma sono cose che tuttavia capisci solo col tempo”. Il 25esimo della morte può essere l’occasione per rilanciare un protagonista della storia del cinema, del teatro e della televisione italiana. Una figura che ha segnato un’epoca ma che al tempo stesso travalica le generazioni per arrivare anche a chi non ha mai visto i suoi film. Tognazzi le sua radici non le ha nascoste, mai si è vergognato di arrivare dalla provincia. Anzi, le ha sempre rivendicate. Una volta spedì dagli Stati Uniti una foto con “il ponte di Brooklyn o di San Francisco” con la scritta in dialetto come ad evocare il ponte di Po. Perché l’essere provinciale è stata la cifra del suo essere un grandissimo attore.

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