Fuoco incrociato su Silvana Saguto ex presidente della sezione misure cautelari del Tribunale di Palermo al centro dell’inchiesta della procura di Caltanissetta sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia. Della questione si occuperà venerdì il Csm che ascolterà a Roma nella stessa giornata il magistrato dopo che il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il procuratore generale della Corte di Cassazione Pasquale Ciccolo hanno promosso l’azione disciplinare: il primo in base a sei durissimi capi di imputazione che inducono il ministro a chiedere la sospensione cautelare delle funzioni per la natura delle contestazioni e per “l’oggettiva gravità” dei fatti contestati. L’altro, il pg di Cassazione, per i fatti contenuti in cinque capi d’accusa che si concludono con la richiesta di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio e il collocamento fuori dai ruoli della magistratura. Cominciamo dalle accuse di Ciccolo.

SACRA FAMIGLIA Uno scenario devastante quello che emerge dai due documenti. E che mette in rilievo, tra l’altro, uno spaccato inquietante in cui i vantaggi che venivano corrisposti alla Saguto dovevano servire  anche  “a tamponare la situazione critica in cui versava il suo nucleo familiare a fronte di un tenore di vita tutt’altro che congruo rispetto alle entrate ufficiali”. Solo a titolo di esempio, 750 mila euro risultano destinati al marito Lorenzo Caramma come collaboratore dell’avvocato Gaetano Cappellano Seminara nominato reiteratamente dalla moglie magistrato amministratore giudiziario. E ancora. Lo stesso avvocato “propiziava” un reddito per Elio Caramma, uno dei figli del magistrato. L’altro rampollo, Emanuele, invece, otteneva “l’ingiusta agevolazione negli studi presso l’Università Kore di Enna, agevolazione assicurata anche mediante la redazione da parte di un altro amministratore giudiziario da lei nominato, della tesi di laurea”. Insomma nei documenti riservati di cui ilFattoquotidiano.it è venuto in possesso emerge un quadro con effetti devastanti per la credibilità della stessa magistratura.

PADRI E FIGLI In un passaggio particolarmente delicato ricostruito dal pg di Cassazione viene tirato in ballo anche un ex consigliere del Csm, Tommaso Virga che – questa l’accusa – in cambio della nomina quale amministratore giudiziario del figlio Walter (“per quanto privo di specifica esperienza professionale al riguardo”) si sarebbe attivato “per la positiva conclusione di un procedimento che la interessava presso il Consiglio superiore della magistratura”.  Poi c’è la storiaccia dei debiti per 18 mila euro della Saguto con un supermercato i cui acconti di pagamento “venivano effettuati da persona da lei costretta ad adempiere”.

ATTENTATO IN PRIMA PAGINA Un’altra vicenda tirata in ballo nei suoi capi di imputazione dal pg di Cassazione, riguarda invece il prefetto di Palermo: la Saguto, che aveva la scorta,la usava per il ritiro presso una lavanderia di un capo di abbigliamento del prefetto, sua amica, cui provvedeva a farlo consegnare”.  E ancora,  i rapporti del magistrato con i giornalisti che si concretizzavano attraverso canali informativi personali riservati o privilegiati: per ottenere la solidarietà dall’Anm “si adoperava affinchè venisse data diffusione della notizia relativa alla presunta pianificazione di un attentato ai suoi danni”. Intratteneva inoltre, aggiunge Ciccolo, strumentalmente rapporti con i giornalisti anche riferendo notizie circa l’esame di collaboratori di giustizia e “manifestando la propria disponibilità a destinare un bene confiscato a sede dell’Assostampa sì da ottenere in cambio interviste e articoli celebrativi”.

GRAVE DEGRADO Ma non basta. Dopo la diffusa elencazione delle incolpazioni, il pg di Cassazione  rileva lapidariamente: “Da queste gravi condotte è derivata una lesione non solo della credibilità personale del magistrato ma un danno alla credibilità della giurisdizione che non può sopportare episodi di tale degrado. Si tratta infatti di condotte che, già riprovevoli per ogni magistrato, è arduo perfino concepire che possano avere così a  lungo allignato all’interno di un ufficio le cui centralità e delicatezza nel contrasto alla criminalità mafiosa sono state ingiuriate, specie dalla sua Presidente”. Parole terribili, che trovano eco nei toni drammatici usati anche dal ministro della Giustizia.

BUONI SENTIMENTI E siamo al secondo documento accusatorio. L’incolpazione formulata dal ministro Andrea Orlando si apre con la contestazione della  violazione dei doveri di imparzialità e correttezza “per aver procurato indebiti vantaggi a sé ed a professionisti nominati quali amministratori dei beni sottoposti  a sequestro di prevenzione o amministrazione giudiziaria o autorizzati alla partecipazione ai consigli di amministrazione in procedure di particolare rilievo”. Un‘accusa declinata nel dettaglio e parzialmente sovrapponibile a quelle del pg di Cassazione riguardo alla vicenda dell’ex componente del Csm Tommaso Virga:  il figlio Walter, nominato amministratore in una procedura (Nuova Sport Car) e autorizzato a rivestire la carica di componente del cda in numerose società, aveva assunto, accusa il ministro, come collaboratrice una persona legata sentimentalmente al figlio della Saguto.

RIMETTI I DEBITI E ancora. L’avvocato Gaetano Cappellaro Seminara, rincara Orlando, aveva nominato o comunque retribuiva quale coadiuvatore in più procedure pendenti anche presso altri tribunali nelle quali era stato nominato amministratore giudiziario, il marito del magistrato “ed interveniva con dazioni di denaro a fronte di una situazione di grave indebitamento familiare della stessa dottoressa Saguto”. Con queste condotte – ad avviso del ministro- l’ex presidente della sezione misure cautelari di Palermo agiva, tra l’altro “in danno delle procedure non tenendo conto in via esclusiva degli interessi di queste”. Poi ci sono i fatti contestati tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 e cioè la firma di decreti di liquidazione di onorari agli amministratori giudiziari. Anche su questi il ministro non le manda a dire. Si tratta, a suo giudizio, di atti “privi di motivazione ovvero con motivazione apparente”.

GRANDI APPETITI Sempre secondo le accuse di Orlando, la Saguto avrebbe inoltre perseguito “vantaggi impropri caldeggiando l’assunzione o il conferimento di incarichi ad altre persone a lei legate da rapporti di conoscenza e/o amicizia”. Avrebbe affidato “indebitamente ad altri la formazione di provvedimenti giurisdizionali propri del suo ufficio (23 giugno, 9 luglio, 4 agosto 2015). Avrebbe inoltre divulgato notizie riservate (il contenuto di una nota informativa riguardante la revoca di una nomina) e infine “utilizzato e abusato della sua qualità di presidente della sezione del Tribunale “al fine di ottenere ingiusti favori” da un amministratore di un impresa sottoposta ad amministrazione giudiziaria, segnatamente “derrate alimentari”.

SENTENZA AMARA Questi i rilievi del ministro, elencati  sulla base dei fatti accertati dall’indagine della procura di Caltanissetta e “alle iniziali risultanze dell’attività di ispezione parziale da me disposta”. Quadro sconfortante. Scrive infatti il ministro: i fatti per cui sono in corso accertamenti sono di “estrema gravità essendo incentrati sull’abuso della funzione per interessi privati perseguiti dalla dottoressa Saguto”. E non è neanche finita perché dal documento ministeriale si evince che sono in corso accertamenti in relazione ad ulteriori profili rilevanti in sede penale. Gli elementi raccolti però bastano sin d’ora a stilare l’amara “sentenza” sul magistrato nell’occhio del ciclone. “Indipendentemente dall’esito degli accertamenti di natura penale, le verifiche sin qui condotte riscontrano l’esistenza di gravi irregolarità anche sotto il profilo di carattere amministrativo”, scrive infatti Orlando. Che conclude: “La natura delle contestazioni incentrate sull’uso distorto della funzione giudiziaria per interessi privati, peraltro in un contesto che inevitabilmente investe la credibilità stessa della risposta delle istituzioni al fenomeno mafioso e l’oggettiva gravità dei fatti contestati, mi induce a chiedere la sospensione cautelare dall’esercizio delle funzioni” della Saguto.

 

 

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