In gergo si chiama “sciacallaggio” ed è l’errore che hanno commesso alcuni dei 21 presunti scafisti egiziani fermati in un’operazione del Gruppo interforze contrasto immigrazione clandestina (Gicic) della procura di Siracusa, coordinata dal pm Antonio Nicastro, in collaborazione con la Marina militare italiana. Alcuni degli scafisti erano già stati arrestati in precedenza in Italia per lo stesso reato. Uno, in particolare, era stato coinvolto nel 2011 in un’operazione che aveva portato alla liberazione di un gruppo di 22 giovani egiziani tenuti prigionieri dai trafficanti in una tonnara abbandonata sulla costa a Santa Panagia, in provincia di Siracusa. I 21 sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ma, ha affermato in conferenza stampa il procuratore capo Francesco Paolo Giordano, è stata informata la Direzione distrettuale antimafia di Catania per l’ipotesi di procedere per associazione a delinquere.

I trafficanti, partiti dalle coste egiziane nei pressi di Alessandria, durante la traversata avevano trasferito 478 migranti – tra i quali iracheni, egiziani, siriani e varie nazionalità dell’Africa subsahariana – da un’imbarcazione a un’altra di stazza più piccola, a circa 200 miglia dalle coste meridionali della Sicilia. Ma la mossa non è sfuggita ai pattugliamenti in corso nella zona. Quando altri presunti trafficanti sono tornati per riportare indietro la nave “principale” – un grande peschereccio con scafo di ferro – e poterla così utilizzare per nuovi carichi umani, gli uomini della Marina – tra loro elementi del Battaglione San Marco – li hanno fermati per un controllo. Poi sono scattati i 14 fermi per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Altri tre minorenni a bordo sono stati ritenuti personale “di servizio” ai trafficanti, ma estranei all’organizzazione. I 478 migranti sono stati soccorsi e sbarcati al porto di Augusta, in provincia di Siracusa, tra il 19 e il 20 ottobre. Secondo le prime informazioni, avevano pagato circa duemila dollari a testa  per il passaggio. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti è arrivata con un elicottero a bordo della Virginio Fasan, la nave della Marina che ha intercettato gli scafisti, per complimentarsi per l’operazione.

Secondo gli inquirenti del Gicic, coordinati dal sostituto commissario Carlo Parini, il tentativo di “sciacallare” la nave è segno che, dopo una stagione estiva che ha fatto segnare sbarchi record dovuti soprattutto alle crisi mediorentali, in Egitto è sempre più difficile per le organizzazioni criminali reperire barconi “a perdere” da far affondare o da lasciare in mano alle autorità italiane a viaggio ultimato. Ipotesi confermata in conferenza stampa dal sostituto procuratorore Nicastro, coordinatore del Gicic.

Tra i 14 nuovi fermati, almeno quattro risultano recidivi, con condanne già scontate in passato per lo stesso reato. E in alcuni casi sono stati riconosciuti direttamente dagli stessi investigatori del Gcic che li avevano arrestati anni fa. Tanto che, a quanto è filtrato, alcuni scafisti avrebbero addirittura salutato gli uomini del gruppo interforze che li hanno raggiunti sulla Fasan, confermando le loro vere generalità.

 

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