Altro che Daryl Hannah o Carrie Ann Moss! La vera star del party di presentazione di Netflix Italia, al Palazzo del Ghiaccio di Milano, è stato Antonio Campo Dall’Orto. Il direttore generale Rai, unico pezzo grosso della tv italiana, era lì a rappresentare viale Mazzini al debutto in società della piattaforma streaming che promette di rivoluzionare il modo di guardare la televisione. È un po’ come Metternich che va a omaggiare Napoleone, per intenderci. Ma Rai e Netflix produrranno insieme la serie Suburra, tratta dal film che tanto successo sta avendo proprio in questi giorni. È già qualcosa. E infatti, c’erano anche Marano e Del Brocco, a dimostrazione che la Rai non ha alcun interesse a fare la guerra a Netflix. Altra presenza significativa quella di Ernesto Carbone, deputato renziano che più renziano non si può, che era lì a rappresentare il Giglio Magico e a dare il benvenuto nella novella land of opportunities ai danarosi americani.

Per il resto, c’era una umanità varia di gente che conta o che vorrebbe contare, di attori, sceneggiatori, conduttori televisivi, pr e uffici stampa, tutti alla ricerca di un posto al sole nel regno fatato di Netflix. Reed Hastings, fondatore e capo della sontuosa baracca, presenta la creatura con un discorso breve e semplice, anche se ogni tanto si lancia in un entusiasmo immotivato, tanto che sembra di essere a una riunione di Scientology. Poi chiama sul palco le celebrity accorse da oltreoceano: Will Arnett, Krysten Ritter, Carrie Ann Moss, Daryl Hannah, Kate Mulgrew, Taylor Schilling. Una menzione a parte la merita Miguel Angel Silvestre, uno degli interpreti di Sense8, la splendida serie firmata fratelli Wachowski (quelli di Matrix, per intenderci): spagnolo, bello e simpatico, fino a poco tempo fa recitava in Velvet, una sorta risposta di Antena3 a Il Segreto (che va in onda su Tele5) e che in Italia è stato trasmesso da RaiUno. E adesso, il bel Miguel, recita in una delle serie più interessanti degli ultimi tempi, diretto da due geni come i Wachowski. Lui è entusiasta e si vede, si gode il momento, non si nega ai fan che chiedono un selfie (sono tantissimi e è più gettonato dei suoi blasonati colleghi di red carpet). L’ultimo a essere chiamato sul palco è anche l’unico italiano della compagnia, che ha recitato in Marco Polo, una delle produzioni originali Netflix: Pierfrancesco Favino. Sarà che lo conosciamo già, sarà che ci piacciono tanto gli attori americani, ma quando prende la parola lui, l’hype crolla e ci balena una e una sola domanda: ma le nuove penne rigate lo trattengono davvero il sugo?

Finita la presentazione, tra un cocktail Daredevil e un riso nero con verdure, ci si dedica al celebrity-watching, alla ricerca di star e starlette accorse al Palazzo del Ghiaccio. C’era Simona Ventura, con tanto di scollatura generosa; c’erano Raoul Bova, Caterina Balivo, Andrea Purgatori, Stefano Sollima, Francesco Arca, Paolo Ruffini, Chiara Francini, Maddalena Corvaglia e Francesco Sarcina. Ma la cosa più interessante della serata è che mancava il tipico stracafonal italiano. Netflix, evidentemente, ha un posizionamento così preciso e alto che non aveva interesse a riempire il red carpet con i soliti “morti di fama” che non si perderebbero un party nemmeno da morti, neppure la Sagra dell’ocio di Ruscello. Magari non riusciranno a rivoluzionare la tv italiana, ma i tizi di Netflix potrebbero riuscire a sconfiggere il cafonal da red carpet. Non sarebbe poco, comunque.

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