“Abbiamo chiesto ai dirigenti comunali di svolgere dei controlli sulla regolarità delle procedure. In caso di anomalie ci tuteleremo”. L’assessore all’Urbanistica del Comune di Pisa, Ylenia Zambito, rassicura così i cittadini che, dopo la notizia delle indagini a carico del costruttore Andrea Bulgarella e dei debiti che la sua azienda ha contratto con le banche, temono per il rischio di un danno ambientale che potrebbe nascere dal mancato completamento delle grandi opere in mano all’imprenditore trapanese. Le concessioni ottenute da Bulgarella sono tutte precedenti all’insediamento del sindaco Pd Marco Filippeschi, ma il rischio di degrado urbano conseguente all’affare Bulgarella potrebbe causare un ulteriore calo di consensi nei confronti dell’amministrazione. “A Pisa – aggiunge Zambito – è pieno di imprenditori che hanno lasciato opere incompiute. Ma noi dobbiamo cercare di usare con tutti gli stessi criteri di trattamento”.

Filippeschi e la sua giunta sono estranei al processo di affidamento delle concessioni all’azienda di Bulgarella, tutte risalenti all’epoca di Paolo Fontanelli, ex sindaco, oggi deputato Pd e questore della Camera. Forse anche per questo da Palazzo Gambacorti, come dal resto del partito pisano, si rimane a distanza dalle notizie che trapelano dalla Procura antimafia di Firenze. Solo Filippeschi ha commentato brevemente la vicenda, dicendosi “preoccupato per il progetto delle due torri a Cisanello, ancora da terminare”. Limitarsi a fare da spettatori, però, costituisce un rischio anche per l’attuale amministrazione che, come è ipotizzabile, dovrà presto fare i conti con un problema legato al degrado urbano causato dall’incompiutezza di alcune opere, prima fra tutte quella del Parco delle Torri. “Nel caso di irregolarità ci tuteleremo”, precisa l’assessore Zambito.

Quello dei cantieri bloccati, tuttavia, rischia di aggiungersi ai problemi con i quali il Comune deve fare i conti. Primo su tutti una maggioranza risicata in consiglio comunale (18 su 32), dopo le dimissioni dell’ex assessore alla Cultura in quota Sel, Dario Danti, e la conseguente uscita dalla coalizione dei consiglieri vendoliani. Dal gruppo di maggioranza, poi, se ne è andato anche il consigliere Stefano Landucci, civatiano, passato al gruppo misto. E nel frattempo le opposizioni si sono fatte sentire anche sulle Torri di Bulgarella. Il Municipio dei Beni Comuni, gruppo di associazioni di cui fanno parte anche la lista Una città in Comune e il Movimento 5 Stelle, ha organizzato una manifestazione contro il crescente numero di casi di infiltrazione mafiosa nelle opere e nelle attività cittadine.

Una protesta contro l’attuale amministrazione è andata in scena, la prima settimana di ottobre, proprio all’interno dell’aula del Consiglio comunale, quando i bancarellai di piazza Manin hanno fatto irruzione per protestare contro le politiche del Comune in materia di permessi e collocazione. Manifestazione che ha reso necessario l’intervento della Digos, che ha scortato il sindaco fuori dall’edificio, e che ha trovato l’appoggio, non nei metodi ma nei contenuti, di una parte dell’opposizione.

Le elezioni comunali sono ancora lontane, ma l’idea di ritrovare, nel 2018, quegli scheletri di cemento nella stessa situazione di oggi può rappresentare un problema per il Pd e per il futuro candidato alla poltrona di sindaco. “Quando scade un piano attuativo – spiega Zambito – si hanno davanti tre possibilità: non rinnovarlo, modificarlo o rinnovarlo. Nel primo caso ci troveremmo di fronte a un’opera incompiuta che non può rimanere lì per sempre, nel secondo servono delle motivazioni valide per ridimensionare un progetto approvato secondo termini di legge. La strada migliore sarebbe il rinnovo, ma servono i presupposti per il completamento dell’opera. Esproprio e demolizione? Forse farebbe piacere a Bulgarella, visto che dovremmo pagare l’operazione 180 milioni di euro. Soldi che, però, non abbiamo”.

Twitter: @GianniRosini

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