“Mediaset non ha mai licenziato nessuno”, diceva una volta Silvio Berlusconi. Poi ci sono state le esternalizzazioni dei tecnici delle sedi regionali passati alla Dng di un ex manager del Biscione, che ora ha avviato le procedure per lasciarne a casa 32. Mentre negli stessi studi di Cologno Monzese si trasforma in un caso quella che sembra una discussione come al lavoro ce ne sono tante. Con un dipendente messo alla porta da un giorno all’altro. E una querela per diffamazione presentata contro i vertici di Rete 4 e la direzione del personale. Perché la lettera di licenziamento che Maurizio Cristofolini ha ricevuto lo scorso luglio, secondo lui, contiene “solo falsità”.

Cristofolini lavorava nel gruppo da un quarto di secolo, anni in cui ha diretto produzioni importanti, come la Formula 1, il Giro d’Italia e la Champion’s League. Nell’ultimo periodo seguiva Scene da un matrimonio, condotto da Davide Mengacci e prodotto da un’azienda esterna che a giugno ha sostituito il secondo autore e ha aggiunto allo staff un secondo regista. Quando il direttore di rete Sebastiano Lombardi viene a sapere dei cambiamenti, convoca Cristofolini e gli chiede conto di non averlo informato. Lui fa presente che l’azienda esterna non ha detto nulla neppure a lui. A quel punto Lombardi lo accusa di “assoluta mancanza di attenzione rispetto al programma” e decide di affiancargli un altro collega, soluzione a cui Cristofolini si oppone. Poche ore dopo a convocare il lavoratore nel suo ufficio è la vice direttrice Cristina Roncato Veterano. I due discutono, finché lei gli annuncia che dovrà rinunciare alla prossima trasferta per seguire le riprese della trasmissione, visto che l’incarico gli è stato revocato.

Da qui le versioni divergono. Cristofolini racconta di avere detto, senza mai alzare la voce, di non accettare “condotte punitive e autoritarie”. Aggiunge che all’improvviso Veterano, “ad alta voce, senza alcun motivo e al solo scopo di farsi sentire da chi sapeva essere lì fuori”, gli ordina di aprire la porta, gridando: “Fammi uscire! Fammi uscire!”. Nonostante il battibecco, nei giorni seguenti tutto sembra tornato come prima. Ma una settimana dopo Cristofolini, senza che dalla direzione del personale gli vengano chieste spiegazioni, riceve una lettera che lo sospende dal lavoro.

Nella missiva gli viene contestato di non avere informato il direttore degli avvicendamenti nella produzione di Scene da un matrimonio e gli viene mossa l’accusa di essersi rivolto alla vice direttrice “in tono minaccioso”, “bloccando la porta dell’ufficio”. Passano venti giorni e arriva la lettera di licenziamento per “giusta causa”, in cui l’azienda fa riferimento ad alcune testimonianze e ribadisce l’accusa al lavoratore di avere usato “un tono intimidatorio e di sfida”. Ricostruzioni che Cristofolini ritiene “false e costruite ad arte per arrivare alla sua estromissione lavorativa”.

Di qui la decisione di depositare in procura a Monza una denuncia per diffamazione il direttore di rete e la sua vice, oltre che per diffamazione e ingiuria contro Fabio Biraghi, che come responsabile del personale ha firmato la lettera di licenziamento. La querela fa anche riferimento al tentativo da parte del legale di Cristofolini di convocare alcuni dipendenti di Mediaset per raccogliere la loro testimonianza per le investigazioni difensive. Un invito rimasto senza risposta: “Ciò conferma – si sostiene nel documento – la nota impossibilità di rendere dichiarazioni in contrasto con gli interessi aziendali, con l’altrettanto noto rischio di pregiudicare la propria posizione lavorativa”. Ora tocca ai pm verificare le accuse di Cristofolini. Mentre riguardo al licenziamento, da Mediaset fanno sapere che “si tratta di un singolo caso accaduto per motivi molto seri. Non entriamo nel merito per rispetto della privacy della persona coinvolta”.

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