La Consulta ha deciso: la legge Severino è costituzionale, il ricorso di De Magistris è infondato. E per Napoli e la Campania è il caos, perché se con questa decisione il sindaco partenopeo va verso la sospensione, la stessa sorte, per un effetto domino, potrebbe toccare (il suo caso è leggermente diverso) anche al governatore eletto lo scorso maggio. Che immediatamente fa notare: “Sono ben numerosi i dubbi di costituzionalità della legge Severino e la decisione odierna ne ha ritenuto infondato solo uno, peraltro non fra i più rilevanti“. E attacca: “È penoso e propagandistico il tentativo di fare confusione fra le due distinte vicende”. Poi l’annuncio, scontato: “Il presidente De Luca continuerà ad esercitare regolarmente e legittimamente le sue funzioni”.

La norma contestata era quella relativa alla sospensione degli amministratori locali condannati, anche in via non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione. La questione era stata sollevata per il caso del primo cittadino di Napoli, condannato nel 2014 a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio. Nel suo ricorso alla Corte costituzionale, il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania sollevava il tema della legittimità costituzionale dell’articolo della legge Severino che prevede l’applicazione retroattiva della sospensione dalle cariche di sindaco o amministratore in caso di condanna anche non definitiva. L’avvocatura dello Stato, su mandato del governo, è andata alla Consulta per difendere la legge. L’esito è stato positivo: in particolare, sulla questione della violazione della irretroattività i giudici sembrano aver fatto propria la tesi del governo, secondo cui la sospensione non è una sanzione ma una tutela degli organi elettivi e dell’interesse pubblico. Da qui il parere negativo circa la violazione del principio di irretroattività, che impedisce l’applicazione di una sanzione per reati compiuti prima dell’approvazione della legge, data la natura “non sanzionatoria” della sospensione.

La decisione della Consulta è arrivata alla vigilia del processo di appello a carico dell’ex pm, condannato nell’ambito della vicenda Why not. Per De Magistris si aprono due possibilità: assoluzione o prescrizione. A cui il sindaco, attraverso il suo avvocato, ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di rinunciareDiverso, invece, il caso De Luca, il cui ricorso poggia non solo sulla presunta incostituzionalità dell’applicazione retroattiva della Severino, ma anche su altre due questioni: la disparità di trattamento tra parlamentari e consiglieri regionali e l’eccesso di delega da parte del governo.

Le vicende: dalla condanna di De Magistris a quella di De Luca
Dopo la condanna a un anno e tre mesi per abuso d’ufficio nel 2014 nell’inchiesta Why Not, Luigi De Magistris si era rivolto al Tar, che aveva demandato la questione alla Corte costituzionale in virtù di un “eccessivo sbilanciamento” a favore della salvaguardia della moralità dell’amministrazione pubblica rispetto al “diritto di elettorato passivo”. Su tale questione puntava anche il ricorso di De Luca, condannato a inizio 2015 a un anno di carcere per abuso d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta per la realizzazione di un termovalorizzatore a Salerno, città di cui all’epoca era sindaco. Decaduto per pochi giorni, ha fatto ricorso al Tar. Che gli ha dato ragione, reintegrandolo in attesa della pronuncia della Suprema Corte. Nel frattempo De Luca si è candidato alla presidenza della Regione e, nonostante le polemiche, ha vinto.

Pellegrino: “Consulta ha richiamato Abc della Costituzione”. Caldoro: “Vuoto istituzionale a Napoli e in Campania”
“La Consulta ha semplicemente richiamato l’Abc della Costituzione”, ha detto l’avvocato Gianluigi Pellegrino, che difende il Movimento difesa del cittadino contro De Luca e De Magistris. “In Campania – ha spiegato Pellegrino – c’è stata la sospensione del diritto consentendo l’abusiva occupazione dei vertici delle principali istituzioni Regione e città di Napoli. Non meravigliamoci se poi il Mezzogiorno affonda sempre di più nella cultura dell’illegalità e del disprezzo per le istituzioni. Il tutto peraltro è avvenuto nel gravissimo generalizzato silenzio – ha accusato l’avvocato – Sono in molti che dovrebbero chiedere scusa. E devono chiedere scusa alla legalità e alle regole basilari di un ordinamento costituzionale che sono state clamorosamente violate in questi mesi a Napoli. Meno male che c’è sempre un giudice a Berlino. Almeno la Consulta resta alla fine l’unico autentico presidio di legalità repubblicana“. Durissima la presa di posizione di Stefano Caldoro, l’ex governatore campano e rivale di De Luca alle ultime regionali: “Ora vuoto e caos istituzionale per il Comune di Napoli e la Regione Campania” ha detto l’esponente di Forza Italia, sottolineando che la “cattiva politica penalizza i cittadini“. “A questo punto gli scenari per Napoli e per la Campania sembrano essere drammatici. Ed infatti molto probabilmente sia De Magistris che, soprattutto, Vincenzo De Luca, la cui posizione è molto più grave rispetto a quella del sindaco, potrebbero essere sospesi dai propri incarichi pubblici”. Parola del capogruppo del M5S in Senato Gianluca Castaldi. “Se si dovesse concretizzare questo scenario – ha continuato il pentastellato – la colpa sarà solo ed esclusivamente imputabile a Renzi che ha avallato in modo irresponsabile la candidatura del condannato De Luca, con il rischio di lasciare la Campania senza governatore e allo sbando. L’unica soluzione è tornare velocemente alle urne”, conclude.

De Magistris attende le motivazioni, De Luca si affida a un comunicato stampa
Diverso il comportamento dei diretti (e indiretti) interessati. De Magistris ha deciso di non commentare la decisione della Consulta sulla Severino in attesa di conoscere le motivazioni, anche se da ambienti vicini ai suoi legali hanno fatto filtrare una chiave di lettura che cambierebbe le carte in tavola: non è escluso, infatti, che la decisione della Consulta possa essere “un’interpretativa di rigetto” che, pertanto, attiene agli aspetti formali. Di tutt’altro tenore, invece, la reazione della Regione Campania, che ha diramato una nota ufficiale per distinguere il caso del sindaco da quello del governatore. “La decisione della Corte Costituzionale non ha alcun rilievo giuridico per il presidente De Luca,” è scritto nel comunicato della Regione, nel quale si legge anche che “sono ben più numerosi e di diverso spessore giuridico i rilievi di costituzionalità che la Corte sarà chiamata a valutare su remissione del Tribunale civile di Napoli nella diversa vicenda” riguardante il governatore. Poi l’attacco: “È penoso e propagandistico il tentativo di fare confusione fra le due distinte vicende. Sono ben numerosi i dubbi di costituzionalità della legge Severino e la decisione odierna ne ha ritenuto infondato solo uno, peraltro non fra i più rilevanti. Fino alla pronuncia della Corte costituzionale sul suo specifico caso (allo stato si è ancora in attesa della fissazione dell’udienza) il presidente De Luca continuerà ad esercitare regolarmente e legittimamente le sue funzioni”.

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