Diciannove morti ‘sospette’, tredici nel 2013 e altre sei quest’anno: a causarle, negli ospedali Perrino di Brindisi e al centro Neurolesi di Ceglie Messapica, potrebbe essere stato il batterio della Klebsiella. In quattro mesi, da maggio e settembre scorsi, i casi di infezione accertati sono stati 37 e ora la Procura vuole vederci chiaro. E, soprattutto, vuole capire se si sia fatto tutto il possibile per agire in tempo. A chiederlo anche i familiari di alcuni pazienti che non ce l’hanno fatta e hanno presentato un esposto. Parallelamente all’inchiesta aperta dalla magistratura brindisina, la direzione generale dell’Asl ha istituito una task force per verificare quali possano essere stati i fattori che hanno provocato le infezioni e prevenire nuovi focolai. Al momento non ci sono iscritti nel registro degli indagati, né ipotesi di reato. Il pubblico ministero Milto Stefano De Nozza ha incaricato i carabinieri di acquisire cartelle cliniche e altri documenti presso gli uffici dell’Asl.

IL BATTERIO E LE MISURE PREVENTIVE – La Klebsiella è causa di un’infezione che colpisce soprattutto le vie respiratorie e può essere letale per i pazienti con il sistema immunitario indebolito. Giacché è normalmente presente nelle condutture degli impianti idrici e in quelli di condizionamento degli ospedali, è importante contrastare la proliferazione di batteri nei vari reparti con un’attenta e capillare igiene dei locali. Ma il contagio può avvenire anche attraverso cateteri endovenosi o ferite. Proprio per questo le strutture sanitarie sono obbligate alla manutenzione degli impianti e alla pulizia nei vari ambienti. L’inchiesta stabilirà anche se vi siano state delle carenze relative agli standard igienici richiesti. Ma cosa si sta facendo ora per monitorare la situazione? La direzione dell’Asl di Brindisi ha messo a punto un piano di prevenzione. Di concerto con i carabinieri del Nas sono iniziati i prelievi dei campioni nelle unità operative di degenza e le operazioni di bonifica ambientale: squadre di operai hanno sostituito i filtri dei condizionatori installati nella stanze dei pazienti ed eseguito interventi di manutenzione agli impianti di distribuzione delle acque.

LA TASK FORCE DELL’AZIENDA SANITARIA LOCALE – La task force sarà operativa da mercoledì 21 ottobre. All’interno del gruppo di lavoro – coordinato da Gianni Grilli, direttore dell’ospedale di Andria – ci saranno anche due professionisti esterni all’Azienda sanitaria locale, esperti in igiene pubblica e rischio clinico. “Stiamo aspettando i risultati dei campionamenti, ma è necessario fare alcuni chiarimenti per non creare allarmismo” ha spiegato a ilfattoquotidiano.it Carlo Leo, direttore dell’Unità di Controllo Gestione e responsabile del Servizio di igiene pubblica dell’Asl di Brindisi, che fa parte della task force. “La Klebsiella pneumoniae è una delle cause delle classiche infezioni ospedaliere – ha detto Leo – ed è presente in tutti i reparti di tutti gli ospedali del mondo. Può degenerare se il paziente è particolarmente debilitato. In tal caso una serie di fattori possono provocare delle sovrainfezioni”. Cosa può essere accaduto? “Ora stiamo cercando di capire quali possano essere state le cause dell’infezione – ha spiegato Leo – mentre l’inchiesta chiarirà se vi sia un legame diretto (al momento non provato) tra il batterio e i decessi avvenuti nel 2013 e dal 9 maggio al 28 settembre di quest’anno”. Di certo il numero dei decessi – 19 in totale – insieme alle denunce di alcuni parenti hanno fatto sì che la Procura avviasse un’inchiesta.

L’INDAGINE DELLA MAGISTRATURA – Il pubblico ministero De Nozza ha disposto perizie medico-legali su cartelle cliniche di pazienti ricoverati nei reperti di Oncologia, Geriatria, Ematologia, Grandi ustioni e Rianimazione nel 2013. Tutti anziani e con difese immunitarie basse. Gli inquirenti stanno cercando di verificare se vi sia un legame diretto tra l’infezione e i decessi e se sia stato rispettato il protocollo di profilassi obbligatorio. Nel 2013 il Ministero ha disciplinato la materia stabilendo i tempi in cui i casi vanno segnalati. Cosa è accaduto a Brindisi? Sono 37 le infezioni contratte da maggio a settembre, ma la prima segnalazione sarebbe arrivata solo il 5 ottobre. Il protocollo prevede, invece, che il dipartimento ne sia informato entro 48 ore. Questo è un altro aspetto che la Procura di Brindisi intende chiarire per verificare se i reparti e, di conseguenze, le direzioni sanitarie abbiamo allertato in tempo il Dipartimento di prevenzione. E capire se qualcuno di quei pazienti poteva essere salvato.

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