Dalla pizzeria “Far West” di Pontassieve all’hotel Raphael di Roma. Dalle pizze mangiate a cento metri dalla casa dove vive con moglie e figli all’albergo simbolo di Tangentopoli: Bettino Craxi qui soggiornava nella Capitale e qui venne bersagliato con le monetine. Il Raphael, Renzi lo frequentava ai tempi della Provincia insieme al già allora fidatissimo Luca Lotti – capo gabinetto assunto a chiamata in Provincia – era ospitato con la carta di credito dell’ente pubblico in uso a Matteo Renzi. È tutto rendicontato grazie al lavoro della Corte dei conti e della Procura di Firenze che nel 2012 avviarono una verifica a tappeto sulle spese di rappresentanza dell’allora presidente della Provincia. Spese che non sono mai state pubblicate online. Così come non sono stati ancora resi noti i dettagli di quelle sostenute da Renzi sindaco e, anche di questi, on-line non esiste alcuna traccia, se non poche voci generiche.

Da una settimana il Fatto chiede al premier di rendere trasparenti le sue spese, così come ha fatto l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, prima di essere costretto a dimettersi anche per le incongruenze nelle ricevute che aveva pubblicato. Renzi preferisce non risponderci. Ieri, intervistato a Radio24, ha sostenuto che “la vicenda sui miei scontrini è totalmente inventata”, aggiungendo: “Trovo abbastanza imbarazzante che, a fronte di una vicenda totalmente inventata, da una settimana io debba rispondere su queste questioni”. Quando ha risposto? Non si sa. Basterebbe rendere noti i dettagli delle spese sostenute.

Non risponde neanche ai consiglieri di opposizione del Comune di Firenze. Ancora ieri, infatti, alle quattro richieste (di cui tre andate a vuoto) presentate da Tommaso Grassi di Sel, se n’è aggiunta una quinta firmata dal Movimento 5 Stelle. Sono parcheggiate sulla scrivania del direttore generale di Palazzo Vecchio. L’ufficio di gabinetto dell’attuale sindaco, Dario Nardella, contattato ieri dal Fatto, ha spiegato che non ha ancora dato seguito alle richieste perché “chi gestisce gli uffici sta valutando se è tenuto per legge” a consegnarli. In pratica: se sono obbligati. E comunque “abbiamo trenta giorni di tempo per rispondere”. Forse farà prima la Corte dei conti, che a seguito dell’inchiesta del Fatto ha aperto un fascicolo per approfondire la legittimità delle spese di rappresentanza sostenute in Comune.

Nell’attesa, siamo andati a spulciare ancora i dettagli dell’indagine sulle spese della Provincia svolta dai magistrati contabili e dalla procura nel 2012. Il materiale è sterminato, così ci siamo limitati a considerare l’uso della carta di credito nel solo anno 2007. Una carta nuova di zecca: prima dell’avvento di Renzi, l’ente non aveva una carta di credito. La introduce la delibera numero 26 con “una garanzia di 10 mila euro”. Il 2 aprile successivo però la Provincia aumenta la garanzia di altri 10 mila euro con la delibera numero 552. Tra la miriade di trasferte, viaggi, cene, ci siamo soffermati su due elementi: le cene pagate dalla Provincia alla pizzeria “Far West” di Pontassieve – dove Renzi mangia sempre con una, due, massimo tre persone, spendendo sempre cifre inferiori ai 60 euro – e le lussuose trasferte a Roma, invece, in stile prima Repubblica.

Maurizio Mandola è il titolare della “Far West” nonché amico di famiglia Renzi. “Matteo viene qui dal 1979, l’ho visto crescere come ho visto crescere i suoi figlioli”, racconta Mandola al Fatto. “È stato qui anche sabato”. Con chi? “Ha preso le pizze ed è andato a casa”. Gli chiediamo se Renzi ha mai portato qualche politico nazionale noto, qualche parlamentare. Mandola dice: “No, io gli ho chiesto ridendo della Boschi”. E aggiunge: “Viene con i figli, la moglie”. Impossibile chiedere al ristoratore uno sforzo di memoria fino al 2007, quando Renzi usa la carta di credito della Provincia per pagare sette cene, quasi tutte di lunedì sera e per un massimo di quattro commensali. Le motivazioni fornite come giustificativo recitano tutte la medesima dicitura: “Incontro di rappresentanza istituzionale”. L’8 febbraio aggiunge “parlamentari della Repubblica”, eppure, da quanto risulta dalla sua agenda e dalle agenzie di stampa dell’epoca, Renzi quel giorno aveva solo un appuntamento allo stadio Franchi di Firenze. Con chi cena? Il 16 aprile aggiunge “organi consolari”. Ha portato dei diplomatici a mangiare una pizza a Pontassieve? Ancora: martedì 13 novembre nel giustificativo aggiunge “stampa locale”. A Pontassieve non esiste neanche una radio. Con chi era? Complessivamente spende poco meno di 300 euro per sette cene. A Roma in un colpo solo.

La sera del 18 aprile 2007, Renzi striscia la carta di credito della Provincia al ristorante da “Alceste al buon gusto”, a pochi passi da piazza Navona: 280 euro per 4 coperti. In realtà il totale è 304, ma il titolare fa un piccolo sconto, visto che già una settimana prima (il 10 aprile) il Rottamatore aveva cenato spendendo 206 euro in due. Il 21 aprile cambia e va a “Le Grotte”: totale 210 euro.

Ciò su cui sembra non avere dubbi è l’albergo: a Roma scende solo al Raphael, in stanze da 200 a 350 euro a notte. L’11 aprile salda un conto di 226 euro, il 19 aprile 253 euro, il 22 aprile altri 769 euro, il 14 giugno 485 euro e altri ancora fino al 15 dicembre, quando paga 616 euro per due alloggi: uno a nome suo e uno per Luca Lotti. Insieme all’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Renzi va anche a Milano. E l’albergo scelto è un bellissimo quattro stelle della catena Monrif immerso in pieno centro: l’Hermitage. Il 13 febbraio – l’anno è sempre il 2007 – la carta di credito della Provincia copre una spesa di 568 euro. Il 14 settembre successivo, invece, si ferma a 404 euro. Poche settimane dopo, il 28 settembre, Renzi torna ma questa volta da solo e spende 202 euro. Nel capoluogo lombardo il premier non trova un ristorante di suo gradimento tanto che cambia con frequenza ma apprezza “Il vecchio porco” dove il 13 settembre in due, presumibilmente con Lotti, spende 88 euro. O meglio: li spende la Provincia.

Questi e molti altri scontrini e fatture, come detto, sono state recuperate dalla Corte dei Conti e dalla Procura: perché Renzi non fornisce i dettagli delle spese di rappresentanza che ha sostenuto da sindaco di Firenze? Sicuro che sia tutta un’invenzione?

Da il Fatto Quotidiano di sabato 17 settembre 2015

 

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