In barba a chi dice che i dipendenti pubblici sono tutti fannulloni: a Prato c’è un giudice che vuol lavorare troppo e per questo potrebbe anche incorrere in sanzioni. Il magistrato ha chiesto il trasferimento a Pistoia o Firenze ufficialmente per motivi familiari ma secondo altre fonti del tribunale dietro questa scelta ci sarebbero altri motivi. Ora sul caso hanno aperto un’indagine sia il Csm che il ministero della Giustizia.

La storia è quella del giudice 54enne Monica Jacqueline Magi della sezione penale del tribunale di Prato. La sua “colpa” è quella di aver fissato a ottobre troppe udienze straordinarie così da aver costretto nei giorni successivi il presidente del tribunale Nicola Pisano a rinviare decine di udienze già calendarizzate: i tagli al personale della cancelleria non consentono infatti di far fronte a una tale mole di lavoro. A fronte di una previsione di 36 udienze ordinarie – spiega in una nota Pisano – ne sono state fissate 46 “anche a causa di udienze straordinarie inserite dalla dottoressa Magi”. Il presidente ha ricordato che spetta a lui autorizzare udienze straordinarie “in relazione alle risorse di cancelleria effettivamente disponibili” e che “eventuali inottemperanze saranno valutabili anche sotto il profilo disciplinare nell’ottica della leale e corretta cooperazione con la gestione dell’ufficio”. Parole che, seppur indirettamente, sembrano essere indirizzate proprio nei confronti della dottoressa Magi. Sulla questione ha deciso di aprire un’indagine il Csm: “Ritengo sia dovere del Csm offrire ogni supporto a magistrati zelanti che quotidianamente non si rassegnano alle disfunzioni del pianeta giustizia” dichiara al Corriere della sera il consigliere laico di area di centrodestra Pierantonio Zanettin. A quanto si capisce il ministero starebbe inoltre valutando l’invio di ispettori e avrebbe già chiesto una relazione sulla questione.

La Magi non rilascia dichiarazioni. La magistrata è descritta come una stakanovista: un giorno avrebbe ad esempio confidato a Pisano di non essere proprio in grado di “fare rinvii su certe questioni”, aggiungendo di sentirsi “come un medico o un’infermiera che stanno soccorrendo un moribondo”, che quindi “non se ne vanno se suona la campanella di fine lavoro”. Ma le difficoltà del tribunale sono legate al taglio dell’organico. Tagli – è lo stesso Pisano a confermarlo – che “da anni” hanno penalizzato il tribunale “con una pianta organica sotto dimensionata e ulteriori riduzioni del personale del 35%”. Pisano ha chiesto da tempo “rinforzi che non arrivano mai”.

A sottolineare le criticità è anche il sindacalista dell’Unsa e cancelliere Sergio Arpaia: “Qui dovremmo essere almeno un centinaio come a Lucca o Pisa e invece siamo una quarantina”. La sottosezione dell’Associazione nazionale magistrati di Prato, in una nota firmata dal presidente Lorenzo Gestri, conferma che la decisione di sopprimere le recenti udienze dibattimentali è arrivata a seguito “delle segnalazioni provenienti dalla dirigenza amministrativa della cancelleria del tribunale che denunciava l’impossibilità oggettiva di far fronte al carico di lavoro connesso alla celebrazione di quelle udienze, in quanto incompatibile con il numero di personale a disposizione”. L’Anm conferma “piena gratitudine e stima” a Pisano, sottolineando le “difficoltà organizzative che quotidianamente il presidente, i suoi giudici e il personale amministrativo tutto, si trovano a affrontare nella realtà del circondario pratese, per assicurare un efficace e pronta risposta alla domanda di giustizia”.

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