Ferme e pericolose. Bloccate da mesi, nonostante la loro costruzione sia recentissima e molto costosa. Da quasi un anno non si muovono più le scale mobili di Rivoli (in provincia di Torino), che salgono sulla collina con il castello che ospita uno dei più apprezzati musei di arte contemporanea. Eppure sono costate oltre due milioni di euro. Non solo: i lavori eseguiti negli ultimi anni stanno provocando lo smottamento del colle. Lo denunciano alla Corte dei conti il Wwf e il Movimento 5 Stelle che hanno presentato un esposto preparato dagli avvocati Daniela Bauduin e Ilaria Zarrelli.

La storia di questa opera comincia negli anni Duemila, quando il ministero dei Beni culturali e la Regione Piemonte decidono di rivalorizzare le residenze dei Savoia. La competenza della progettazione e dei lavori spetta al Comune di Rivoli che nel 2005 bandisce la gara d’appalto per la realizzazione dell’impianto di risalita meccanizzata. Il denaro sarebbe arrivato soprattutto dalla Regione Piemonte tramite il Cipe e in parte minore dall’amministrazione comunale. Secondo il bando il vincitore della gara doveva curare per tre anni la gestione e la manutenzione.

Nel 2006 un’associazione temporanea di imprese guidata dalla Sieg di Verdellino (Bergamo) vince la gara proponendo il costo più basso, pari a 2,1 milioni di euro. Nel 2011 l’impianto di risalita, composto di quattro scale e un tappeto mobile, entra in funzione, ma subito cominciano i primi problemi. Nessuno sembra aver pensato alla realizzazione di una struttura accessibile anche ai disabili in carrozzella o ai passeggini per i bambini e così il Comune deve attivare per loro un servizio di trasporto in auto. C’è anche altro: sulla superficie del colle compaiono delle fratture, indicatori di rischi. “La collina si muove – spiega Stefano Bechis, agronomo e delegato regionale del Wwf in Piemonte – Ci sono mucchi di terra che scivolano verso valle. Inoltre in più punti il percorso pedonale ha una fessura longitudinale che si sta allargando: questo significa che una parte si sta spostando verso il basso”.

Le cause potrebbero essere diverse: “C’erano delle acacie che, sebbene non fossero autoctone, stavano lì da circa 80 anni e con le loro radici tenevano il terreno a posto. Durante i lavori sono state tagliate e al loro posto hanno messo alberi da frutta, non idonei a trattenere il terreno, tant’è che i fusti si sono inclinati”. Le fratture nelle strade invece “sono state coperte con un po’ di calce”, spiega Bechis. Potrebbe trattarsi solo di un assestamento, affermano dal Comune che però esclude grossi rischi: “Il castello non cadrà sulla testa degli abitanti – concorda il delegato del Wwf -, ma c’è bisogno di una manutenzione strutturale”.

Si arriva alla metà del novembre 2014 quando scade il contratto per la gestione e la manutenzione da circa 150mila euro annui. La Sieg e l’amministrazione non lo rinnovano anche perché nel 2012 l’azienda aveva chiesto al tribunale di riconoscerle un risarcimento di 12 milioni di euro e altri 110mila euro circa per saldare i conti. Ora il tribunale fa sapere che Rivoli deve una cifra di poco inferiore ai 100mila euro, ma nel frattempo l’azienda ha lasciato l’incarico e il Comune fatica a trovare una società che possa far funzionare le scale mobili. “Da quando l’impianto è stato concluso è stato attivo per pochi mesi, bloccato da incidenti, guasti, smottamenti e riparazioni. La spesa non è adeguata rispetto al servizio ai cittadini – afferma Ivan Della Valle, deputato del M5s e firmatario dell’esposto – Per questo noi riteniamo che questa sia un’opera inutile e lo diciamo da molti anni perché è un progetto irrisorio, privo di collegamenti reali col centro cittadino e con il castello”.

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