“Non ci risulta”. Si può sintetizzare così la linea di Unicredit nei confronti dell’inchiesta dell’Antimafia di Firenze che indaga sul vicepresidente dell’istituto, Fabrizio Palenzona, e su alcuni manager delle prime file, accusandoli di reati finanziari, aggravati dal favoreggiamento a Cosa nostra in relazione ai rapporti della banca con il costruttore trapanese Andrea Bulgarella, a sua volta sospettato di aver reinvestito beni della mafia e di un collegamento per via indiretta con il superboss latitante da decenni, Matteo Messina Denaro. 

A una settimana dalla notizia dell’inchiesta, la banca si premura innanzitutto di mettere le mani avanti e, nonostante la Dda non si sia occupata della concessione di credito al costruttore, ma del tentativo di ristrutturarne gli ingenti debiti accumulati nel tempo (65 milioni di euro), si affretta a ricordare che in origine i prestiti a Bulgarella sono stati concessi non da Unicredit, ma dalla Capitalia di Cesare Geronzi e dal Banco di Sicilia, poi confluite in Unicredit. “Nella seduta odierna l’amministratore delegato ha riferito al Consiglio di Amministrazione in merito alla situazione – si legge in una nota dell’istituto guidato da Federico Ghizzoni -, oggetto in questi giorni di notizie di stampa, relativa al provvedimento di perquisizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze comunicato ad UniCredit in data 8 ottobre, in base al quale alcuni esponenti della Banca sono oggetto di indagini nell’ambito di un procedimento penale in connessione alla posizione del Gruppo Bulgarella i cui affidamenti concessi nei primi anni 2000 da Banco di Sicilia e Capitalia sono antecedenti alla fusione con UniCredit”.

Quindi si passa al tema più spinoso, cioè le modalità con cui è stata trattata la ristrutturazione del debito del costruttore. Un procedimento a proposito del quale gli inquirenti nel decreto di perquisizione avevano parlato di trattamenti di favore e interventi dall’alto soprattutto da parte del faccendiere di Palenzona, Roberto Mercuri, che pure non ha alcun ruolo ufficiale in Unicredit, ma occupa un ufficio. Il tutto nonostante l’assenza di alcuna credibilità finanziaria del debitore, come rimarca perfino l’estensore del piano di ristrutturazione che, pur firmandolo, nelle intercettazioni parla di carta straccia. Qui però la banca preferisce prendere tempo: “Il consiglio di amministrazione ha preso atto del fatto che le indagini della Procura sono in una fase assolutamente preliminare e coperte dal segreto istruttorio ed è stato informato circa le risultanze dell’esame effettuato dall’Audit limitatamente ai documenti e delibere per evitare ogni interferenza con le indagini in corso”, si legge nella nota.

Quindi la fiducia e la precisazione: il tormentato iter di salvataggio del gruppo di costruzioni che ha visto gli alti dirigenti di Unicredit bussare anche alle porte di Intesa Sanpaolo per non vedere vanificate le proprie fatiche, non è ancora concluso. “Il Consiglio ha preso atto anche che da tale analisi preliminare non sono emerse anomalie nei processi, delibere e comportamenti degli esponenti aziendali coinvolti nonché del fatto che ad oggi la Banca non ha assunto deliberazioni definitive e, in particolare, che non risulta approvato alcun progetto di ristrutturazione del debito del Gruppo Bulgarella – concule la nota -. Il Consiglio di Amministrazione ha confermato il proprio impegno attivo nel seguire gli sviluppi sia del procedimento penale che delle verifiche interne onde essere sempre nelle condizioni di esprimere le proprie valutazioni, e ha confermato la fiducia nell’operato dei propri esponenti”.

Silenzio, intanto, dalla Banca d’Italia della cui posizione in merito si ha notizia soltanto per il tramite del sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti. In risposta ad una richiesta del deputato di Sel Giovanni Paglia e di altri, in rappresentanza del ministero dell’Economia, quest’ultimo ha spiegato che la vicenda è “all’attenzione” della Banca Centrale che, ha rilevato ancora Zanetti, “non ha mancato di assicurare la propria collaborazione agli organi inquirenti nell’ambito delle indagini in corso”.

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