La Musica è Lavoro

Cinzia Rinelli (Deezer Italia): “Il fattore umano è importante quanto gli algoritmi”

di Giuseppe Pagano

Oltre 15 anni di esperienza nel mondo delle start up, appassionata di innovazione, marketing e nuove tecnologie. È questo il ritratto di Cinzia Rinelli, marketing manager di Deezer Italia, il cui sguardo sulle connessioni tra rivoluzione digitale e discografia è atteso al Medimex, il Salone dell’innovazione musicale che animerà Bari dal 29 al 31 ottobre. Non è la prima volta che la celebre piattaforma di streaming è presente alla Fiera: già due sono state le edizioni del contest “Deezer Band of the Year”, nato in partnership con Medimex. Quest’anno Cinzia Rinelli parteciperà al panel “Musica e web” (sabato 31), con i rappresentanti di numerose piattaforme. Un focus concentrato sui numeri straordinari che riesce a muovere la riproduzione musicale in streaming, e non solo. Perché si parlerà anche di crowdfunding, web radio e podcast.

Come ti spieghi la crescita dell’interesse nello streaming a discapito del download?
Credo che gli utenti abbiano oggi più scelte, quando si tratta di musica. E hanno anche la possibilità di accedervi in modo più semplice. E la combinazione di questi elementi sta ridefinendo il modo in cui tutti noi ascoltiamo la musica. Basta guardare la diffusione dei cellulari in Italia: su 60 milioni di abitanti ci sono 98 milioni di linee telefoniche mobili e per l’Istat il 99,9% delle famiglie con almeno un minorenne ha un cellulare. Ascoltare musica in streaming è facile, gratis, legale ed è una scelta senza vincoli che abbiamo praticamente tutti a portata di mano e anzi in tasca.

Deezer usa degli editor umani per la selezione di alcuni contenuti. Le professionalità umane sono più affidabili degli algoritmi?
È una combinazione di arte e scienza. In Deezer ci sono oltre 50 editor, e ne abbiamo anche uno per l’Italia, che sono esperti di musica, oltre ad essere amanti della musica. I “Deezer Editor” cercano le ultime novità da non perdere e aiutano e ritrovare tesori del passato per facilitare la scoperta musicale di tutti gli utenti. Hanno una vasta conoscenza della musica e una formazione che li aiuta a comprendere ed anticipare le abitudini di ascolto per tutti i nostri utenti nel mondo. Grazie ai consigli editoriali io stessa mi ritrovo spesso a scoprire canzoni che altrimenti non avrei mai trovato da sola. Così, se da una parte c’è un algoritmo, dall’altra c’è un fattore umano dietro tutto questo.

Quali sono le professioni che ruotano attorno ad un’azienda come Deezer?
Essendo Deezer un servizio di musica in streaming, siamo innanzitutto e soprattutto amanti della musica, trasversalmente rispetto a tutti i ruoli e a tutti i reparti. Dagli sviluppatori di prodotto ai designer dell’interfaccia, che si assicurano che Deezer sia semplice da usare, agli esperti di finanza, marketing e business in generale. Abbiamo un reparto di “artist marketing” che si occupa di organizzare eventi quali le “Deezer Sessions”, ovvero i nostri concerti live unplugged di artisti noti ed emergenti, e i “Close Up”, video interviste personalizzate di grandi artisti come i Muse. E poi ci sono il nostro team di relazioni con le case discografiche e i nostri editor che si assicurano che i nostri utenti abbiano a disposizione la migliore selezione musicale.

Il problema dei dividendi degli artisti è da sempre uno dei punti su cui i servizi di streaming sono attaccati. Come rispondete alle critiche sugli scarsi compensi?
In Deezer negoziamo in buona fede accordi con tutti gli aventi diritto (case discografiche ed editori) per assicurarci che gli artisti ed i compositori siano remunerati giustamente e che i compensi siano in linea con i tassi di mercato fissati dagli aventi diritto. Non siamo coinvolti negli accordi tra artisti e case discografiche, ma ci auguriamo che gli aventi diritto passino il fatturato addizionale che generiamo per loro conto ai loro artisti in modo onesto e trasparente. Ciò che possiamo dire è che paragonando lo streaming al download, ai CD o alle radio, allora la percentuale che diamo noi alle etichette è sicuramente la più grande.

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