“Anche io i miei nipoti me li sarei riportati a casa. I Down vanno bene in cucina, a fare giardinaggio…”. A postare questo messaggio su Facebook è il vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Ferrara Massimo Masotti, che commenta così quanto accaduto in un asilo nido di Ferrara. Nei giorni scorsi una mamma che frequenta la struttura ha deciso di ritirare la figlia dall’istituto quando ha saputo che un’assistente ausiliaria dell’istituto era affetta dalla sindrome di Down. “Mia figlia – ha detto – deve andare in un nido e non in un centro per disabili”. Una decisione che trova d’accordo Masotti, intervenuto sulla bacheca di un utente per commentare un articolo sull’inserimento lavorativo di persone affette dalla sindrome.

massimo masotti

“Anche io i miei nipoti me li sarei riportati a casa”, scrive il medico, che in passato è stato per molti anni consigliere comunale e vicepresidente del consiglio per Forza Italia. Poi prosegue: “I down vanno bene in cucina, a fare giardinaggio… ma a cambiare bambini di pochi mesi proprio no: questa è platealità e cialtroneria”. E a fronte di una replica tra i commenti, lascia un ultimo messaggio: “Sono parole ‘pesate’, non ‘pesanti’ – dice in riferimento alle sue considerazioni -: del resto non avrei potuto mai fare né l’equilibrista né l’aviatore, né il fisico né l’architetto. Onestà è riconoscere i propri limiti e, eventualmente, anche quelli degli altri. Fine delle trasmissioni”.

Lo scambio finisce lì, senza entrare nel merito della preparazione professionale dell’assistente. Si tratta di una persona di 37 anni, adeguatamente formata e con una robusta esperienza alle spalle, visto che ha prestato servizio per otto anni in una scuola della città e sei nel nido in questione. Assiste in qualità di ausiliaria le educatrici che si occupano dei bambini quando devono cambiarli e pulisce le aule. Prima di entrare nel mondo del lavoro, inoltre, è stata seguita dal Cepim di Genova, il Centro Italiano Down onlus, che accompagna i propri assistiti fino all’inserimento attraverso progetti mirati, in strutture pubbliche e private. E sulle sue capacità si era già espresso nei giorni scorsi Aldo Moretti, direttore scientifico del Cepim, che ha seguito la donna prima e dopo l’inserimento lavorativo: “La persona in questione – ha detto – è perfettamente in grado di svolgere le mansioni che le sono state sottoposte come qualsiasi altra persona”. Anzi, “se non fosse connotabile come Down per l’aspetto esteriore, nessuno si sarebbe accorto della differenza”.

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Ferrara, vice Ordine medici si dimette dopo frase sui Down “in cucina, non a lavorare all’asilo”

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