Quello che farà Ignazio Marino nei prossimi giorni è nella mani di Dio. Presenterà le famose dimissioni scritte? Le formalizzerà? O proverà a rimanere in sella lasciando con un palmo di naso il commissario Orfini e il segretario Renzi?

Vedremo. Anche se la mobilitazione crescente in città e sul Web dei simpatizzanti del sindaco ancora in carica non lasciano escludere un inaspettato ringalluzzimento dello stesso.

Andrà come andrà, questa brutta vicenda di ricevute, veleni e mafie capitali. Quel che è certo è che sul terreno un cadavere c’è già. E’ quello del Partito democratico, il partito nuovo che doveva innovare la politica e modernizzare l’Italia.

La verità è che il partito democratico, a meno di dieci anni dalla sua nascita, è un partito che a Roma e non solo non esiste più. Almeno nell’idea originaria dei suoi fondatori. Travolto dalle lotte di potere interne, i personalismi, l’affarismo, la mancanza di democrazia interna e di valori veramente condivisi.

Per carità, Renzi ha vinto le sue primarie e il suo ruolo di leader se lo è conquistato bravamente. Ma oltre questo iniziale bagno popolare cosa resta? Le direzioni e le segreterie del Nazareno non discutono, non solo di normali provvedimenti e temi come politica economica, Mezzogiorno, nomine e altre incombenze di ordinaria amministrazione.  Non discutono neanche di leggi elettorali e riforme costituzionali. Arriva il capo e chiede la ratifica. Di cose confezionate altrove e già decise, magari con Silvio Berlusconi e Denis Verdini.

Questo è. Con i sottoposti e nominati contenti e soddisfatti di limitarsi a battere le mani e ratificare.

Dov’è la base del partito? A Roma, per esempio, dove sta discutendo dell’affaire Marino? Attraverso quali canali fa sentire la propria voce ai vertici?

Mistero, ma non tanto. La verità è che questa famosa base celebrata in passato a colpi di tesseramenti gonfiati e truppe cammellate, semplicemente non esiste. O non esiste almeno  nella forma in cui viene rappresentata dai capi del Pd e dagli organi di informazione compiacenti.

Comandano i leader, o supposti tali. Gente che non risponde a nessuno di quel che fa e spadroneggia a piacimento. Oggi osteggiando e domani sostenendo. Come è capitato a Roma con Marino. Senza una rotta. Senza un progetto. Senza principi.

E questo è un problema serio. Che non interpella solo il Pd e i suoi dirigenti. E’ un problema di democrazia che investe l’intero sistema politico italiano. E di cui i cittadini, tutti, di destra e sinistra, finiranno al solito per pagare il prezzo più alto.

 

 

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