Una città militarizzata. Così si presenta Tirana a causa dell’incontro valido per le qualificazioni a Euro 2016 tra l’Albania e la Serbia. Tutto a causa del pandemonio scoppiato nel match d’andata a Belgrado, quando sullo stadio venne fatto volare un drone con la bandiera della Grande Albania, strappata da un giocatore serbo. Scoppiò una rissa che coinvolse anche il pubblico e i giocatori albanesi si rifiutarono di continuare il match.  Tirana venne invasa dai tifosi in festa per la difesa del vessillo e certi della vittoria a tavolino (poi arrivata e grazie alla quale, proprio contro la Serbia, la nazionale potrebbe centrare la storica qualificazione all’Europeo). Il fattaccio, nato sulle sempre calde braci della guerra per il Kosovo, ebbe anche conseguenze politiche con uno scontro frontale tra le due diplomazie durato per settimane. Ecco allora che l’arrivo a Tirana della squadra serba ha trasformato la città: quattro arresti preventivi, 1.500 agenti schierati, servizi segreti al lavoro da giorni e oltre venti tra auto, camionette e moto della polizia a scortare il pullman della Serbia verso l’albergo. Non è bastato a impedire una sassaiola contro il bus: un vetro rotto, ma nessun ferito. Stasera (giovedì) si scende in campo a Elbasan: il tragitto che verrà coperto dagli ospiti è off-limits da questa mattina. E la Federcalcio di Belgrado fa sapere: “Se la sicurezza non verrà garantita, non scenderemo in campo”

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