Partiranno a gennaio e dureranno tutto l’anno i richiami delle auto diesel Volkswagen – 8 milioni nell’Unione Europea ricorda l’Ansa – per la sostituzione dei dispositivi truccati. “Nella maggior parte dei casi si dovrà solo riprogrammare il software e sarà possibile farlo nei vari centri assistenza locali. La sostituzione dei veicoli solo in casi particolari”, spiega l’amministratore delegato della casa di Wolfsburg, Matthias Mueller.

“Usciremo più forti dalla crisi attraverso chiarimenti e trasparenza”, assicura l’ex responsabile finanziario Hans Dieter Poetsch, nominato presidente del gruppo, incarico prima ricoperto da Ferdinand Piech. Da Strasburgo arriva il monito della cancelliera tedesca Angela Merkel a “non utilizzare il caso della Volkswagen per maledire tutto il settore dell’auto. Metteremmo a rischio migliaia di posti di lavoro in tutta Europa e ne abbiamo tanto pochi”.

Mueller ha parlato di “risparmi massicci” per far fronte ai costi legati allo scandalo delle emissioni e ha annunciato un piano lacrime e sangue teso “a cancellare o ritardare ogni investimento superfluo”. E’ impossibile al momento stimare quali conseguenze avrà la cura annunciata dal gruppo Volkswagen sugli investimenti previsti in Italia, dove i dipendenti sono quasi 4.000, oltre 14.000 con l’indotto. In ballo c’è oltre un miliardo di euro previsto nel prossimo triennio per gli stabilimenti Lamborghini, Ducati e Italdesign, ma anche 700 nuovi posti di lavoro. Per questo il sindacato mette le mani avanti.

“Il Gruppo deve rispettare i piani previsti, su questo non transigiamo. Ci sono anche impegni assunti dallo Stato italiano per consentire gli investimenti. Le conseguenze finanziarie del dieselgate non potranno assolutamente pregiudicare gli investimenti nel nostro Paese. Oltretutto Lamborghini e Ducati sono completamente fuori dal dieselgate”, avverte Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim Cisl. “Siamo preoccupati anche per l’indotto che gira intorno a Volkswagen con 10.000 posti di lavoro diretti: arrivano le prime avvisaglie di rallentamenti di ordinativi di componenti per vetture diesel”, spiega Uliano.

Sulla vicenda Volkswagen ha aperto un’indagine la Procura della Repubblica di Verona, la seconda in Italia dopo quella del procuratore di Torino Raffaele Guariniello: “Siamo competenti a livello nazionale in quanto la città è sede di Volkswagen Group Italia”, spiega il Procuratore capo di Verona Mario Giulio Schinaia: il reato ipotizzato è quello di truffa ma al momento nessun indagato iscritto. In Procura a Bologna è arrivato l’esposto che Federconsumatori ha inviato alle dieci maggiori Procure della Repubblica d’Italia, ipotizzando il reato di frode in commercio e truffa nei confronti di Volkswagen.

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