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roBOt Festival 2015, a Bologna dal 7 al 10 ottobre: ecco gli eventi da non perdere

Parola d'ordine “XLR8” ovvero “accelerate”: come si usa sempre più sovente, consonanti e numeri sostituiscono vocali e vocaboli definiti a ricomporre parole in un futuristico gioco di prestigio lessicale. Accelerazionismo, in ambito artistico, estetico, politico è una delle parole chiave degli ultimi anni e roBOt l'ha adottata per rappresentare l'ottava edizione

di Alarico Mantovani

38.000 metri quadri, i due padiglioni più grandi e avveniristici di BolognaFiere più la novità di un terzo palco outdoor, all’esterno: abbastanza per affermare che “nessun altro festival in Italia ha questa metratura”, dichiara con evidente soddisfazione Andrea Giotti, Project Manager di roBOt Festival, un progetto Shape prodotto in partnership con BolognaFiere e realizzato con il patrocinio e il sostegno di Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna e Bologna Unesco City of Music. L’ottava edizione, che si svolge nel capoluogo emiliano tra 7 e 10 ottobre, dopo il boom dell’anno scorso con oltre 20.000 presenze, si prefigge come obiettivo la consacrazione definitiva.

Inutile fare tanti giri di parole: “questa”, prosegue Giotti, “è l’edizione più grande di sempre, con oltre cento contenuti e tantissimi artisti provenienti da tutto il mondo”. Se la Fiera sarà la location principe delle notti di venerdì e sabato, con il nuovo agevole ingresso da Piazza della Costituzione, il ruolo di base operativa serale per molte delle proposte più ricercate e raffinate sarà ancora una volta, per tutti e quattro i giorni, l’antico Palazzo Re Enzo, nel cuore del centro.

Parola d’ordine “XLR8” ovvero “accelerate”: come si usa sempre più sovente, consonanti e numeri sostituiscono vocali e vocaboli definiti a ricomporre parole in un futuristico gioco di prestigio lessicale. Accelerazionismo, in ambito artistico, estetico, politico è una delle parole chiave degli ultimi anni e roBOt l’ha adottata per rappresentare l’ottava edizione. Spiegare nel dettaglio cos’è l’accelerazionismo richiederebbe pagine: per chi volesse approfondire, il punto di riferimento è il “Manifesto per una politica accelerazionista” pubblicato nel 2013 dagli ideologi Alex Williams e Nick Srníček. Il critico Valerio Mattioli, che per primo in ambito musicale ha introdotto il termine in Italia nel suo articolo “Appunti per una discografia accelerazionista”, apparso sul magazine online Prismo, ha redatto anche il manifesto di roBOt 08: “L’estetica hi-tech che con sempre maggiore insistenza va permeando non pochi materiali dell’underground elettronico,” scrive il giornalista romano, “al calore tutto analogico dei sintetizzatori vintage ha sostituito suoni in alta definizione e dalla freddissima aura 3D, che richiamano alla memoria inediti panorami sci-fi che nitidi sembrano scorrere sulle schermate di un tablet.”

Alcuni degli alfieri di questa tendenza, come Holly Herndon e Rabit, saranno al festival a rappresentare queste istanze. Marco Ligurgo, Direttore Artistico di roBOt, ricorda a questo proposito che una delle grandi anteprime del festival sarà proprio il nuovissimo Expanded A/V Show dell’artista americana. Nei live hi-tech della Herndon il pubblico interagisce in tempo reale con lei mediante una rielaborazione di tecnologie di comunicazione di stampo social che spingono sull’orizzontalità dei rapporti, a dimostrazione che “il personale è” – di nuovo – “pubblico”. C’è tutto un apparato ideologico connaturato alla sua musica che trasforma la sua proposta artistica in un messaggio politico a tutto campo di cui uno dei caposaldi è riassumibile nel fondamentale concetto “politiche nuove, di ulteriore livello (“next-level”), necessitano di estetiche nuove, di altro livello”.

Tuttavia, ciò che è evidente ed anche un po’ beffardo, è che “il calore tutto analogico dei sintetizzatori vintage” descritto da Mattioli è ben lungi dall’essere trapassato nella nostra epoca di concomitante accelerazione verso il futuro: anzi, in ambito elettronico c’è una evidente riscoperta del modulare che sta dando frutti talvolta validi ed interessanti. L’emblema potrebbe essere proprio quell’Alessandro Cortini che costituisce l’ultimo grande annuncio nella composizione della line-up di roBOt 08. Per non parlare di tanti giovani e colti outsider come la bolognese Caterina Barbieri. Gli esempi sono innumerevoli: uno per tutti il catalogo della Morphine di Rabih Beaini. Questo per dire che oltre alle avanguardie accelerazioniste il festival è anche quest’anno rappresentativo di una gamma assolutamente ampia di tendenze e ricco di artisti a loro modo appassionanti.

Mercoledì 7 ottobre spetta all’affascinante ambient dell’australiano Lawrence English e dello storico Biosphere, di cui sono appena stati ristampati i classici “Microgravity” e “Substrata”, inaugurare alla grande la rassegna. Giovedì da segnalare Chevel, produttore italiano il cui nuovo album “Blurse” viene presentato proprio in questi giorni dalla Stroboscopic Artefacts di Dadub e Lucy. Venerdì e sabato il programma si fa ben più denso e corposo grazie alla location di BolognaFiere e a Red Bull Music Academy, che avrà a disposizione il più grande palco mai avuto in Italia. Koreless è uno dei nomi che più viaggia sulla bocca degli appassionati e ce n’è ben donde ma tra i più attesi vi sono certamente anche i Jets, il duo formato da Jimmy Edgar e dal fantastico Machinedrum. E poi l’inossidabile Squarepusher, di cui basti citare l’affiliazione a Warp. E ancora: il luminare del dubstep Pinch in coppia con uno dei grandi maestri del dub, Adrian Sherwood; restando nell’ambito un altro eccezionale esponente è Kevin Martin che porta al roBOt The Bug, la sua creatura più dancehall apocalittica. Da non sottovalutare l’ottimo Evian Christ e naturalmente Jackmaster con l’ormai classico back to back in combutta con Ben Ufo. Volendo ci sono pure Powell e Lee Gamble.

Il sabato altro tour de force che inizia alle ore 20 con Prefuse 73, uno degli artisti in assoluto più influenti nell’ambito dell’abstract hip hop; in un settore limitrofo si può proseguire con Dam-Funk, ambasciatore del sound Stones Throw. E ancora Nathan Fake, Prostitutes, Daphni ovvero Dan Snaith ovvero Caribou nel back to back con Floating Points ed imperdibile Clark che dal vivo è sempre magnifico. Impossibile citare le altre decine e decine di artisti di livello che si passeranno il testimone nei quattro giorni di festival, tra i quali una nutrita pattuglia di Bologna “based” come Suz, Godblesscomputers, Kepler, Stromboli: per il programma completo è d’uopo fare riferimento al sito web di roBOt festival.

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