Raffinato, caloroso, cosmopolita. È un intreccio di ossimori e di scoperte il Komikazen di Ravenna, festival internazionale del fumetto di realtà, a cura di Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini. Da giovedì 8 a domenica 12 ottobre mostre e incontri ruotano intorno al tema di un’Europa che tra l’attentato a Charlie Hebdo e le vicende dei profughi ha conosciuto una crisi concettuale e di identità.

In mezzo c’è stato il dramma della Grecia, che i fumettisti ellenici hanno sentito sulla pelle e nelle tasche. Fino a disegnarlo “in diretta”, nelle vignette apparse su Efimerida Ton Sintakton, giornale autofinanziato, che per 55 settimane ha pubblicato altrettante tavole tutte intitolate allo stesso modo: “Il giorno della crisi”. Un diario tra amore, disperazione e smarrimento sociale, raccolto nella mostra “La linea della crisi”, che dà il titolo alla kermesse. Presenti a Ravenna disegnatori e giornalisti come Ghiannis Michailidis e Ghiannis Koukoulas. E poi Soloup e Ghiannis Ioannou, che saranno a dibattito con Carlo Gubitosa e Khalid Albaih, disegnatore sudanese in esilio in Qatar, autore del progetto “Khartoon!”: sketch che nascono sul web per raccontare le primavere arabe, e che poi diventano stencil-manifesto delle rivoluzioni, disegnati sui muri di Beirut e del Cairo, fino ad arrivare sulle pagine del Frankfurter Allgemeine Zeitung. È di Albaih l’illustrazione di un angelo che solleva il corpo di Aylan Kurdi dalla spiaggia di Bodrum, e che al piccolo siriano sussurra “Spero che l’umanità trovi una cura per le Visa”.

Ma l’ospite di culto è Ted Rall, con le sue strisce che raccontano l’attualità politica americana, e da sinistra fanno a fette il patriottismo fobico dei repubblicani più retrivi e i cliché dell’americano medio, ma anche i leader democratici Obama e Hillary Clinton, ritratti a giocare alla guerra tra un divano e lo schermo di un computer. Rall è anche un giornalista autore di reportage a fumetti per Time e Rolling Stone. Per 10 anni ha girato l’Afghanistan e tutti i paesi dell’Asia Centrale, svelando gli intrecci geopolitici che coinvolgono gli Usa, dalla Georgia al Tagikistan. Rall dialoga sabato 10 alle 17 con Carlos Latuff, vignettista brasiliano di origine libanese, un quasi-attivista del pennino, caustico e sempre sul pezzo quando si parla di Siria e Medioriente in generale.

Sono teneri e acquerellati, invece, i fumetti di Kara Sievewright. La scrittrice, artista e attivista canadese espone la personale “Decolonial love”. Kara racconta la sua vita nelle isole Haida Gwai, un arcipelago nel profondo Nord Ovest, popolato da comunità indigene a base fortemente matriarcale, come gli Haida. Di sapore libertario anche la graphic in mostra al Dock 61, “Come il colore della terra” (Eris edizioni), dell’anconitano Nicola Gobbi, una favola magica che intreccia la rivoluzione zapatista in Chiapas con quella degli antichi Maya.

Domenica Komikazen chiude con “Le parole per dirlo”, un incontro con Lucia Biagi e Alessia Di Giovanni. La prima è autrice del minimalista “Punto di fuga” (Diabolo edizioni), la seconda del crudissimo “Piena di niente” (Beccogiallo), due graphic entrambe dedicate al tema dell’aborto. Ma a Komikazen 2015 si parlerà anche di yoga a fumetti, speculazione edilizia, rappresentazione dell’islam, teoria del giornalismo a fumetti. Il programma completo è consultabile all’indirizzo www.komikazenfestival.org/program.

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