“L’Italia può fare di più” e in termini di crescita, nel medio termine, è “di sicuro possibile” che possa fare come o meglio della Germania, come auspicato dal premier Matteo Renzi. Lo ha detto Thomas Helbling del dipartimento economico del Fondo monetario internazionale, sottolineando che però nel lungo termine un progresso del pil paragonabile a quello tedesco è “più difficile” perché la produttività italiana è bassa. “Qualcosa di importante è già successo, come il Jobs Act”, ha continuato Helbling. “Il prossimo passo deve essere il rafforzamento del settore bancario e del regime delle insolvenze, e poi rafforzare la produttività, che richiede un miglioramento della pubblica amministrazione, ridurre il peso del settore privato e migliorare le condizioni delle piccole e medie imprese”.

Per ora, nel World Economic Outlook diffuso martedì, l’Fmi ha rivisto al rialzo dello 0,1% le stime sulla crescita del Pil della Penisola per quest’anno e il prossimo: stando alla nuova previsione, la crescita sarà dello 0,8% nel 2015 e accelererà a +1,3% nel 2016. Al contrario la Germania dovrebbe veder crescere l’economia rispettivamente dell’1,5% e dell’1,6%, con una revisione al ribasso di un decimo di punto percentuale per ciascuno dei due anni.

Le previsioni degli economisti di Washington per l’Italia restano più caute rispetto a quelle del governo Renzi, che nell’aggiornamento al Def di settembre prevede un Pil a +0,9% nel 2015 e a +1,6% l’anno prossimo. Ma segnano comunque un rafforzamento della ripresa italiana, a fronte al contrario di una revisione al ribasso di 0,2  punti percentuali della crescita internazionale a causa del rallentamento della Cina e della recessione del Brasile. Il pil mondiale salirà quest’anno del 3,1%, dopo il 3,4% realizzato nel 2014, per poi segnare l’anno prossimo un +3,6%. “Questo declino riflette un ulteriore rallentamento delle economie emergenti, e in parte la modesta ripresa dell’attività economica nelle economie avanzate, in particolare la zona euro“, si legge nel rapporto.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, l’organizzazione presieduta da Christine Lagarde ha stimato che in Italia la disoccupazione diminuirà quest’anno al 12,2% (-0,5% rispetto al 2014) per poi calare ancora all’11,9% nel 2016, mentre conferma la debole inflazione, con i prezzi al consumo che dovrebbero replicare il +0,2% del 2014 e con un’accelerazione dei prezzi prevista per il prossimo anno allo 0,7%. Il debito, invece, salirà ancora al 133,1% del pil dal 132,1% nel 2014, per attestarsi al 132,3% nel 2016 e scendere al 123% nel 2020.

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