È morto in carcere il boss di Vibo Valentia Pantalone Mancuso, detto “Vetrinetta”. Il decesso del capocosca calabrese è avvenuto la notte scorsa, intorno alle 23, all’ospedale civile di Tolmezzo , in provincia di Udine, dove il detenuto era stato trasferito dopo un aggravamento delle condizioni di salute. Vetrinetta era affetto da tempo da una neoplasia.  Anche se morto in ospedale, era detenuto  in regime carcerario visto che, nei giorni scorsi, il GIP di Catanzaro ha rigettato la richiesta dei domiciliari avanzata dall’avvocato Leopoldo Marchese. Domiciliari che, invece, gli erano stati concessi dal Tribunale di Vibo davanti al quale si sta celebrando il processo “Black money” contro la cosca Mancuso.

Una decisione per nulla condivisa dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che aveva dato parare contrario alla scarcerazione del boss o, al limite, aveva chiesto di condizionare la decisione dei domiciliari a una perizia che ne accettasse la reale incompatibilità con il regime carcerario. Il gip, infine, non accolse la richiesta dei domiciliari bloccando, in sostanza, la decisione del Tribunale secondo cui Mancuso risultava “affetto – è scritto nel provvedimento – da subocclusione intestinale in malattia neoplastica avanzata, patologia che, ad avviso tanto del dirigente sanitario e del direttore della casa circondariale, non può essere adeguatamente trattata all’interno del carcere dove, invece, le condizioni del Mancuso potrebbero aggravarsi significativamente”. Tuttavia il rigetto dei domiciliari non ha impedito il trasferimento del boss da supercarcere di Tolmezzo all’ospedale civile dove poi è deceduto. Domani la salma dovrebbe arrivare in Calabria dove si celebreranno i funerali, probabilmente all’alba e in forma privata come avviene per quasi tutti i boss per i quali è vietata la cerimonia solenne.

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