Dopo il coming out e l’allontanamento da parte del Vaticano, monsignor Krysztof Charamsa, teologo di primo piano della Congregazione per la dottrina della fede, torna all’attacco di una Chiesa ipocritamente “omofoba” con, a suo dire, al suo interno tanti gay “nascosti nell’armadio” . In una conferenza stampa nel centro di Roma, a poche ore della veglia per il Sinodo presieduta dal Papa in piazza San Pietro, monsignor Charamsa se la prende con l’ex Sant’Uffizio, proprio dove lavorava, definendolo “cuore dell’omofobia paranoica della Chiesa“, ma anche sottolineando che “non possiamo più odiare le minoranze sessuali, perché così odiamo una parte dell’umanità”. Con il suo compagno di origini catalane di nome Eduard accanto, monsignor Charamsa annuncia che dopo il licenziamento del Vaticano per il suo coming out cercherà lavoro e che presto uscirà in italiano e in polacco un suo libro dove metterà “a nudo” tutta la sua storia. Immancabile anche un appello al “fantastico Papa Francesco che ci ha fatto riscoprire la bellezza del dialogo. Ora il Sinodo sulla famiglia sia davvero di tutte le famiglie e nessuna sia esclusa“. E chiede a Bergoglio di modificare il catechismo, aggiungendo che informerà personalmente il Pontefice: “Devo ancora consegnargli la lettera”
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Disabili: caro Presidente, per loro non c’è buona scuola

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Diritti civili, laici in piazza a Milano contro ‘sudditanza Chiesa’: “Basta subire minacce perché si è gay”

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