Allerta 1 su Genova e sul Salone Nautico. E’ in corso l’edizione numero 55 ed è piovuto a dirotto, secondo antica consuetudine meteo. Eppure gli organizzatori sorridono. Il pubblico affolla la fiera del Mare e gli affari decollano. Non si fanno cifre, che verranno diffuse solo una volta chiusi i cancelli, la sera di lunedì 5. Ma al giro di boa il trend è incoraggiante. La nautica è tornata a “tirare”. Tra gli stand in riva al mare e lungo le banchine della darsena fieristica (duecentomila metri quadrati, suddivisi a metà) si è tornati a fare affari. E’ la nautica minuta a trascinare il business: le barche sotto i dieci metri, le lancette, i gommoni, l’accessoristica attira famiglie e giovani che non possono mettere troppi “zero” sugli assegni. Abbandonate le regine del mare, specchietti per le allodole e bocconi riservati ai ricchissimi. Il settore dei super yacht (oltre i 24 metri) è comunque degnamente rappresentato. La barca di maggiori dimensioni sono una cinquantina, la più imponente presente a Genova misura 44 metri di lunghezza. Tanti. Ma non una enormità. Il tempo dei giganti è finito. Almeno qui. La ripresa delle vendite e del leasing era già stata registrata nei dodici mesi trascorsi dall’edizione del 2014. Il Nautico 2015 conferma la tendenza.

Sono oltre un migliaio le imbarcazioni esposte, il 20% in più sistemate in acqua rispetto al 2014. Gli espositori 760, dei quali 140 provenienti dall’estero, da 36 paesi. Segna il più 27% la presenza degli operatori e dei giornalisti stranieri. Sono numeri lontani da quelli delle edizioni dell’età dell’oro, quando la rassegna viaggiava sui 300mila visitatori per nove giorni e si estendeva sull’intera area della Fiera del mare, drasticamente ridotta per salvare i conti in rosso della società. L’edizione 2015 durerà sei giorni, uno in più dell’anno scorso. e probabilmente supererà le presenze registrate nel 2014, che furono 109.000. L’ultima edizione vecchio modello fu quella del 2008, quando la nautica italiana filava a mille e produceva un fatturato di sei miliardi e mezzo l’anno. Poi il declino, accentuato dalle stangate fiscali del 2012.

I numeri non raccontano tutta la verità. Il Salone genovese ha cambiato anche pelle, format e obiettivo. Lo spiega Antonfrancesco Albertoni, presidente di Saloni Nautici spa, la società partecipata al 100% da Ucina (la Confindustria della nautica nazionale) che ha in carico l’organizzazione della rassegna genovese, la più importante dell’area del Mediterraneo. “Ci siamo dati l’obiettivo di spiegare al pubblico che la barca non è uno status symbol, ma un mezzo versatile con i quale in mare si possono fare molte cose: dal turismo nautico, alla pesca, alle regate agonistiche. Dovremo lavorare ancora molto sull’educazione marinara. Il mio sogno è vedere che a scuola un ragazzino di quattrodici anni non si sente dire soltanto come prendere la patente per il motorino ma come iscriversi e frequentare una scuola di vela. Quel giorno potremo dire che l’Italia è uscita dalla condizione di retroguardia nella quale si trova, nonostante abbia oltre 8mila chilometri di coste. Potremo diventare per l’Europa ciò che la Florida nel turismo nautico è per gli Stati Uniti…”.

Si è puntato molto sulla vela agonistica: ospiti della kermesse sono due barche che hanno partecipato alla Volvo Ocean Race, la regata attorno al mondo a che si disputa a cadenza biennale. Le due imbarcazioni supertecnologiche – Team Sca, con un equipaggio tutto femminile, e Team Vestas Wind – si sfidano ogni giorno in appassionanti match race al largo dei padiglioni fieristici. Genova è in trattativa per ospitare una tappa-prologo nel 2017, secondo Carlo Croce, presidente dello Yacht Club Italiano, servono 12-13 milioni di euro per mettere in mare un team tutto italiano, che darebbe un altro tono alla regata.

Sono finalmente alle spalle gli anni bui delle stangate fiscali. La tassa di stazionamento introdotta dal governo Monti, e prima ancora, la tassa di ormeggio che afflisse la Sardegna durante il mandato del governatore Soru. “Il governo ha finalmente accolto la nostra richiesta di riforma del codice della navigazione per ciò che riguarda la nautica da diporto. Ora attendiamo i decreti attuativi”, commenta Albertoni. Ucina rappresenta circa 320 industrie nautiche la stragrande maggioranza del comparto. Sull’Aventino sono saliti alcuni grossi nomi, Ferretti e Azimut Benetti in testa, che non sono presenti a Genova. Hanno fondato una associazione “Nautica Italiana” che raggruppa 35 marchi e potrebbe insidiare la rassegna genovese organizzando un evento in concorrenza.

La voce indica un controsalone a primavera, forse a Genova, ma nell’area del porto Antico che peraltro sta stringendo la sinergia con la Fiera, c’è già un presidente unico, Ariel Dello Strologo. “Non ho la minima idea di cosa intende fare Nautica Italiana – dice Albertoni – E ancora non comprendo le motivazioni dell’abbandono di Ucina da parte loro”. A proposito di date. Il Salone di Montecarlo l’anno prossimo potrebbe spostare indietro il suo calendario, sovrapponendosi alla rassegna genovese. Si sta valutando quindi di anticipare di una settimana o due, a metà settembre, il Salone Nautico 2016. Mantenendo i sei giorni di apertura.

Il Salone non è soltanto puro business, è anche una vetrina per le aziende, i campioni sportivi nelle diverse discipline acquatiche e in definitiva il miglior biglietto da visita per Genova, che conserva un’immagine fané, da città industriale, che non corrisponde più alla realtà. “La città indubbiamente apprezza il Nautico – dice Albertoni – si è scrollata di dosso quel senso di fastidio che accompagnava i giorni della nostra rassegna. I genovesi hanno capito che il Nautico è l’ultima occasione di respiro internazionale rimasta alla città e va difeso. Non posso dire altrettanto, purtroppo, della città come istituzioni, ancora troppo fredde. Una mentalità sbagliata, da cambiare”. Genova in blu, la fitta rassegna di eventi culturali, benefici e ricreativi attorno all’esposizione, sta comunque animando i giorni del salone. Alla faccia del maltempo. E delle immancabili Cassandre.

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