Volkswagen, ormai nel mirino delle autorità di tutto il mondo per il diesel gate, è costretta a rallentare la produzione e le assunzioni per contenere i costi. In uno degli stabilimenti tedeschi è stato eliminato un turno di produzione, mentre il braccio finanziario Volkswagen Financial Services, che prevede un calo delle richieste di finanziamento per l’acquisto di auto del gruppo, ha deciso di non prendere nuovi lavoratori fino alla fine dell’anno. Intanto, dopo Stati Uniti, Germania, Francia e Italia, anche l’Australia ha aperto un’indagine. In caso di infrazioni certificate, le autorità di Canberra hanno intenzione di applicare il massimo della sanzione, circa 1,1 milioni di dollari australiani, pari a 776mila dollari statunitensi. Cifra che andrebbe ad aggiungersi al costo degli 11 milioni di richiami forzati alle multe comminate al gruppo di Wolfsburg da altri Stati coinvolti. Nel frattempo il Dipartimento di Giustizia americano studia l’apertura di un’inchiesta per violazione delle norme anti smog, cosa mai accaduta fino a oggi nei confronti di una casa automobilistica, e la Svezia sta valutando se alzare le tasse sulle auto Volkswagen, visto che l’aliquota dipende dal livello delle emissioni. Il gruppo fa quadrato e per ora, secondo Reuters, non intende cedere attività o marchi per far fronte ai costi. Ma secondo gli analisti se l’esborso per far fronte al diesel gate supererà i 10 miliardi è probabile che la casa tedesca debba varare un aumento di capitale.

Il gruppo studia un taglio dei costi per evitare il declassamento – Il consiglio di sorveglianza di Volkswagen, scrive l’agenzia, è preoccupato per il possibile taglio del rating della casa tedesca e sta pensando a come evitarlo senza vendere attività. Questa ipotesi, secondo una fonte, potrebbe essere presa in considerazione solo se i costi di cassa dello scandalo raggiungessero un “livello critico”. Per l’analista di Bernstein Max Warburton, “l’azienda ha un bilancio abbastanza robusto, ma anche un approccio molto conservativo per il finanziamento e la gestione del rating”. E “se i costi di cassa superano i 10 miliardi di euro, un aumento di capitale è altamente probabile”.

L’offensiva di Canberra e Parigi – In Australia nei primi sei mesi del 2015 la casa tedesca ha venduto 37mila veicoli e ha una quota del 6% del mercato locale. Dal 2009 a oggi le autovetture diesel consegnate nel Paese sono state circa 50mila. “Questa indagine è una priorità. Siamo molto preoccupati per i potenziali danni ai consumatori e alla concorrenza“, ha spiegato il presidente dell’Accc Rod Sims. “In primo luogo è vietato in Australia l’utilizzo di dispositivi di manipolazione. Poi c’è da considerare – ha aggiunto Sims – che l’acquisto di un’automobile è influenzato da quanto questa rispetti l’ambiente e da quanto consumi”. Anche in Francia, peraltro, la Direzione generale per le politiche della concorrenza, gli affari dei consumatori e il controllo delle truffe ha avviato un’indagine, che si allargherà anche alle altre case che vendono auto nel Paese.

Gli Usa valutano inchiesta per crimini ambientali – Secondo il Wall Street Journal, il dipartimento di Giustizia americano valuta la possibilità di aprire nei confronti di Volkswagen un’inchiesta per aver violato le norme anti smog. Non è mai accaduto, perché una norma contenuta nel Clean Act Air del 1970 esonera le aziende automobilistiche da sanzioni penali legate a queste accuse. Le autorità americane pensano però a un nuovo approccio: il gruppo potrebbe per esempio essere accusato di aver mentito ai regolatori. Nel frattempo invece la procura tedesca di Braunschweig ha fatto sapere che contrariamente a quanto era emerso lunedì non ci sono “indagini formali” contro l’ex amministratore delegato Martin Winterkorn: un portavoce ha spiegato che “non vi è attualmente alcuna indagine formale contro Winterkorn” ma soo un’”indagine preliminare” su Volkswagen.

La Svezia pensa a un inasprimento fiscale – Il ministro delle Finanze svedese, Magdalena Andersson, ha detto che il governo sta valutando un possibile inasprimento fiscale contro Volkswagen per compensare le minori entrate sulle tasse per le emissioni di Co2. “Se e’ provato che le emissioni sono superiori a quanto dichiarato – ha spiegato – allora e’ possibile che alcune autovetture siano state tassate troppo poco. Abbiamo domandato precisazioni a Volkswagen per poter calcolare il danno subito dallo Stato svedese”. Il gruppo ha annunciato che 225mila vetture nello Stato scandinavo hanno il sistema per truccare i test anti inquinamento.

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