Non è stato un flop e non è stata una disfatta: 300mila firme raccolte in tre settimane, nel mese di settembre, sono un successo straordinario. Lo dico anche ai renziani che oggi festeggiano e twittano”. Così Pippo Civati, deputato fuoriscito dal Pd, sintetizza l’esito negativo della raccolta firme sui cinque referendum (Jobs Act, Buona Scuola, Italicum, trivellazioni a mare) promossi da Possibile, il neo partito che ha fondato. “Queste firme – ha spiegato Civati – fanno pensare che ci sono milioni di persone disposte a schierarsi contro gli atti del loro governo, io darei un giudizio più equilibrato”. Per Civati ha inciso la scarsa copertura mediatica: “Un problema gigantesco. Io non mi sono imbavagliato e non mi sono lamentato, ma quando i media ne hanno cominciato a parlare i banchetti si sono riempiti di persone”. E poi aggiunge: “Ci sono stati problemi burocratici e organizzativi. Il nostro errore è stato non crederci fino in fondo, ma non è vero – come si scrive in queste ore – che non abbia coinvolto nessuno, produrrò le mail come prova”. “I cinque stelle? Non si alleano mai. C’è però chi vuole proporre il referendum per il prossimo anno e noi l’aiuteremo”

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