“Con l’accorpamento delle prefetture meno servizi e più disagi e costi per i cittadini”, costretti a mettere mani al portafogli e a perdere anche ore per raggiungere la prefettura più vicina. Basti pensare che per recarsi in autobus a quella di Bergamo da Sondrio bisogna prendere 5 diversi mezzi per un totale di 6 ore e 50 minuti. In alternativa ci sono sì treno e auto, ma ci vogliono comunque oltre due ore di viaggio in entrambi i casi. E’ uno dei casi più eclatanti contenuti nel dossier di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa, che criticano il decreto del Presidente della Repubblica rientrante nella Riforma Madia e che prevede entro il 31 dicembre 2016 soppressione e accorpamento di 23 delle 103 prefetture esistenti. Per un risparmio che, secondo le intenzioni del governo, ammonterà a 23 milioni di euro. Nel dossier presentato al sottosegretario agli Interni Giampiero Bocci, i conti dei sindacati che fanno leva anche su questioni ‘calde’: “Sono oltre 1.267 i posti di lavoro a rischio. È un arretramento inaccettabile in un momento di massima emergenza in materia di immigrazione e sicurezza”.

LE PAROLE DEL MINISTRO E LE SEDI INTERESSATE – A placare gli animi non sono bastate le parole del ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione Marianna Madia: “Facciamo una riorganizzazione che non parte mai da esigenze di spending, ma di maggior efficienza e maggior efficacia dello Stato verso il cittadino. Noi vogliamo uno Stato più semplice, che il cittadino sa riconoscere e sa trovare. La riforma delle prefetture andrà in questo senso”. Oppresse e accorpate ad altre sedi saranno quella di Teramo, che verrà unita a quella de L’Aquila, Vibo Valentia con Catanzaro, Benevento con Avellino, Piacenza con Parma, Pordenone con Udine, Rieti con Viterbo, Savona con Imperia, Sondrio con Bergamo, Lecco con Como, Cremona con Mantova, Lodi con Pavia, Fermo con Ascoli Piceno, Isernia con Campobasso, Asti con Alessandria, Verbano-Cusio-Ossola con Novara, Biella con Vercelli, Oristano con Nuoro, Enna con Caltanissetta, Massa-Carrara con Lucca, Prato con Pistoia, Rovigo con Padova, Belluno con Treviso.

I CASI PIÙ ECLATANTI – Ma cosa cambierà secondo i sindacati per la quotidianità di ogni cittadino che debba recarsi presso la prefettura che gli compete? Cgil, Cisl e Uil illustrano i percorsi, chilometri e spese alla mano. Da Sondrio a Bergamo – riporta il dossier – prendere l’autobus sarebbe una follia (quasi sette ore di viaggio). Treno e auto consentono tragitti più brevi, si fa per dire, con oltre due ore di viaggio (oltre 16 euro in auto e oltre 18 in treno). Per chi non ha un’auto raggiungere la prefettura dell’Aquila da Teramo non sarà possibile in meno di un’ora e quindici minuti in autobus, con una spesa di 5 euro e 80 centesimi. L’opzione proibitiva è quella del treno: 20,80 euro (andata e ritorno) per un viaggio di 3 ore e 48 minuti con tanto di cambio a Sulmona. Situazione ancora peggiore quella dei cittadini che fanno capo alla prefettura di Rieti che potrebbero perdere un’ora e mezza nella migliore delle ipotesi, ossia con l’automobile, 3 ore e 47 minuti in treno e 3 ore e 51 minuti in autobus. Da Vibo Valentia a Catanzaro non ci vorrà meno di un’ora qualsiasi sia il mezzo di trasporto, così come per recarsi da Savona a Imperia (oltre 17 euro con l’auto, oltre 22 in treno). Caso a parte è quello di Oristano, dove non ci sono treni che collegano la provincia con quella di Nuoro e neppure collegamenti diretti in autobus.

LA QUESTIONE IMMIGRAZIONE – Tra le ragioni della protesta anche i timori per le conseguenze nella gestione di tutte le questioni relative all’immigrazione. E in alcune aree del Paese, questo cambiamento, secondo i dati, potrebbe portare ancora più difficoltà. Nei 104 comuni che fanno capo alla prefettura di Chieti, per esempio, sono presenti 91.918 immigrati, mentre sono 41.227 quelli nei 48 comuni del Piacentino. La prefettura si occupa di tutte le pratiche per la concessione della cittadinanza, del riconoscimento della qualifica di profugo e dello status di rifugiato, oltre che dei nullaosta per le assunzioni. Questo richiede una serie di necessità di natura burocratica, che finora sono state affidate alle prefetture di riferimento. Stesse difficoltà anche nei 78 comuni che fanno capo alla prefettura di Benevento e nei 50 del territorio di Pordenone che ospitano rispettivamente 34.670 e 33.817 immigrati. “Se domani dovessero chiudere la prefettura della mia città, a chi dovrei rivolgermi?” è la domanda provocatoria dei sindacati, che hanno annunciato nuove proteste.

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