La Russia ha dato il via alla campagna anti-Isis in Siria. I caccia di Mosca hanno effettuato il primo bombardamento aereo sulla zona di Homs. Secondo il ministero della Difesa russo bombardieri russi “hanno eseguito 20 missioni, colpendo 8 bersagli del gruppo Stato islamico e nessuna area o infrastruttura civile” e distruggendo i centri di comando del gruppo fondamentalista nel Paese.

“Oggi gli aerei delle forze aerospaziali russe hanno compiuto attacchi aerei mirati contro 8 infrastrutture del gruppo terroristico dell’Isis nel territorio siriano. Complessivamente, sono stati effettuati circa 20 uscite – ha dichiarato il portavoce del ministero della difesa russo, Igor Konashenkov – come risultato degli attacchi – ha aggiunto – sono stati colpiti depositi con munizioni, armamenti, combustibile, petrolio e lubrificanti, una concentrazione di materiale bellico. I centri di comando delle formazioni dei militanti dell’Isis sulle montagne sono stati completamente distrutti”.

Ma i bilanci degli oppositori del presidente siriano Bashar Al Assad parlano di risultati ben diversi: “I raid hanno già ucciso 36 civili – ha detto il presidente della Coalizione Nazionale Siriana, Khaled Khoja, a margine dell’Assemblea Generale Onu – la Russia non ha intenzione di combattere l’Isis, ma di prolungare la vita ad Assad”.

I bombardamenti avrebbero colpito anche l’Esercito siriano libero (formazione che si oppone alle forze fedeli al regime di Assad) nella provincia nordoccidentale di Hama. “L’area non è sotto il controllo dello Stato Islamico”, hanno riferito in giornata ai media americani alti funzionari Usa i quali precisano di essere stati informati da Mosca un’ora prima degli attacchi. “La Russia non sta combattendo l’Isis in Siria, ma prende di mira i civili nelle comunità che hanno respinto lo Stato Islamico”, l’accusa scagliata contro Mosca dal presidente della Coalizione Nazionale Siriana, Khaled Khoja, che “condanna” i raid di Mosca. “La Russia – ha detto ancora – usa la sua forza militare per sostenere la guerra del regime di Assad contro i civili”.

In serata Washington ha inasprito i toni. “Mosca deve fermare la sua aggressione in Siria”, ha detto il segretario alla Difesa americano, Ash Carter, secondo il quale “la Russia sta gettando benzina sul fuoco in Siria. C’è una logica contraddizione tra le parole della Russia e le sue azioni. Non si possono combattere i terroristi e sostenere Assad”. Per l’esponente dell’amministrazone Obama, i raid russi “probabilmente” sono stati lanciati in zone dove non c’è presenza dell’Isis. Anche la Nato ha espresso “preoccupazione per le notizie secondo le quali i raid della Russia in Siria non abbiano come obiettivo l’Isis”, ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. In particolare, la preoccupazione riguarda la mancanza di coordinamento tra Mosca e la coalizione internazionale a guida Usa.

La risposta del Cremlino è arrivata a stretto giro di posta. “L’aviazione russa in Siria sta fornendo sostegno alle forze armate siriane, che stanno combattendo contro l’Isis e altri gruppi terroristici ed estremisti”, ha dichiarato Dmitri Peskov, portavoce di Vladimir Putin, rispondendo alla domanda se Mosca classifica alcuni movimenti di opposizione siriana come “terroristi”. Il presidente della Federazione russa aveva illustrato la posizione di Mosca già nel pomeriggio: “L’unico modo per combattere i terroristi in Siria era di agire preventivamente“, spiegava parlando a un incontro del governo. “Se i terroristi hanno successo in Siria andranno in Russia e Mosca non aspetterà che questo succeda”, ha detto Putin. Il quale ora sia aspetta che il presidente siriano avvii un colloquio con l’opposizione siriana: Assad deve assumere una “posizione attiva e flessibile” e deve essere pronto “per i compromessi nel nome del suo Paese e del suo popolo”, spiegava ancora il leader del Cremlino.

In mattinata il Parlamento russo aveva approvato l’uso delle truppe in Siria come richiesto da Putin. La richiesta si riferiva all’uso delle forze armate per combattere il terrorismo su richiesta del presidente siriano Assad. L’ultima volta che Putin ha chiesto al Senato russo il permesso di inviare truppe all’estero è stato nel marzo 2014 poco prima dell’annessione della Crimea. Durante la seduta odierna del Senato – riporta l’agenzia Tass – la richiesta è stata presentata ai parlamentari dal capo dell’amministrazione presidenziale Serghiei Ivanov, dal vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov e dal vice ministro della Difesa Nikolai Pankov.

La Russia sarà “l’unico Paese” a intervenire militarmente in Siria contro l’Isis “nel rispetto del diritto internazionale“, ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, perché la decisione di avviare i raid arriva in seguito alla richiesta di “assistenza militare” ricevuta dal presidente siriano Assad. Circostanza confermata anche da Damasco: l’ufficio stampa della presidenza siriana ha confermato che Assad ha avanzato la richiesta in una lettera inviata a Putin. In base al diritto internazionale, tali operazioni sono possibili solo sulla base di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu o su richiesta delle autorità legittime di un Paese interessato.

Mosca si muove anche sul fronte diplomatico: il Cremlino ha presentato al Consiglio di Sicurezza Onu una bozza di risoluzione per costruire una coalizione anti-Is che includa Assad e l’Iran. Il testo esorta a lottare contro i gruppi estremisti “in coordinamento con i governi degli stati colpiti”. Ma l’appello russo non trova l’appoggio del grande blocco dei paesi arabi, tra cui l’Arabia Saudita e gli altri paesi del Golfo, che hanno escluso ogni cooperazione con l’alleanza militare auspicata dalla Russia. “Non c’è futuro per Assad in Siria”, ha detto il ministro degli Esteri saudita, Adel al-Jubeir, la cui posizione è categorica: il presidente siriano lasci il potere o la comunità internazionale ricorrerà all'”opzione militare” per mettere fine al suo regime..

Da giorni piloti siriani su aerei militari russi stavano effettuando delle incursioni aeree contro degli obiettivi identificati dell’Isis. I raid, come ha detto il generale russo Iuri Iakubov, sono stati coordinati con il centro informativo a Baghdad a cui partecipano Russia, Siria, Iraq e Iran. E “le informazioni sulle incursioni aeree – ha precisato – sono state trasmesse anche ai rappresentanti americani nella capitale irachena”. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, almeno 27 civili, tra i quali 6 bambini della stessa famiglia, sono stati uccisi in raid dell’aviazione governativa siriana proprio nella provincia di Homs.  I bombardamenti hanno preso di mira le cittadine di Al Rasatan e Talbisah e il villaggio di Al Zafaranah. Il bilancio sembra destinato ad aggravarsi perché alcuni civili sono rimasti gravemente feriti e altri sono ancora dispersi sotto le macerie. Il nuovo massacro è avvenuto dopo che ieri altri 37 civili, di cui 11 bambini, erano stati uccisi da un bombardamento aereo del regime su un mercato coperto della città di Al Mayadin, nella provincia orientale di Deyr az Zor, in una regione controllata dallo Stato islamico.

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