Il nuovo amministratore delegato di Volkswagen, Matthias Müller, ha annunciato durante una riunione con un migliaio di manager del gruppo che il richiamo degli 11 milioni di auto con il software che manipola le emissioni sarà annunciato “nei prossimi giorni” con una comunicazione ai clienti. Le correzioni tecniche saranno effettuate nel mese di ottobre. Tra le macchine coinvolte 5 milioni sono a marchio Vw, 2,1 milioni Audi, 1,2 milioni Skoda e 1,8 milioni veicoli commerciali leggeri. Le Seat, invece, stando a un portavoce citato dall’agenzia Bloomberg sono 700mila e non 500mila come emerso nei giorni scorsi.

Intanto fonti della Commissione europea hanno ammesso che alcuni Stati membri, e non solo la Germania, hanno fatto “pressioni fortissime” sulla definizione degli standard Euro 6 sulle emissioni e dei nuovi test su strada per verificare il reale inquinamento prodotto dalle auto. I tedeschi “a volte si sono addirittura proposti come mediatori rispetto alle proposte più estreme arrivate da paesi come Spagna o Slovacchia, dove la presenza delle fabbriche delle loro case automobilistiche è molto rilevante”, hanno rivelato alcuni funzionari citati dall’Adnkronos, nel giorno in cui a Bruxelles si incontrano il presidente del settore auto passeggeri di Volkswagen, Herbert Diess, e il commissario europeo per i trasporti, Elzbieta Bienkowska. Le fonti hanno anche detto che sì, “come dimostrano i rapporti diffusi in questi giorni, le discrepanze sulle emissioni dei motori diesel ci erano note da anni. Ma la verità”, è la difesa, “è che alla Commissione mancano le risorse. Non abbiamo avuto i soldi per fare il nostro lavoro, finora le verifiche per definire le Real Drive Emissions (i nuovi test di guida reale, ndr) abbiamo potuto farle con il contagocce”.

Volendo, secondo queste fonti, si potrebbe partire con i nuovi controlli su strada già da gennaio 2016, ma “nei documenti ci sono ancora un mucchio di ‘buchi‘, se non stiamo attenti rischiamo di risolvere solo parzialmente il nodo delle verifiche”, continuano le fonti dell’esecutivo Ue, senza nascondere perplessità su un’effettiva accelerazione verso nuovi tipi di controlli sulle auto Euro 6. “Oggi gli stati membri vogliono salvare l’industria dell’auto ma in passato ci siamo dovuti scontrare con i loro rappresentanti a ogni livello quando sono emerse le prove sulle emissioni reali delle vetture. Abbiamo anche cercato di dialogare con le case automobilistiche, per salvarle dalla loro miopia. Ma è stato inutile”. Il nuovo ciclo di omologazione, “siccome serve un equilibrio fra le esigenza dell’industria e quelle ambientali, già prevedeva compromessi e concessioni al settore”. Ma, oltre a provare ad ‘ammorbidirlo’, a un certo punto si è parlato persino di far slittare il tutto al 2025, per non creare problemi ai produttori. “Ora speriamo che dopo il caso Volkswagen, le resistenze siano minori”, è l’auspicio. “A Bruxelles”, chiosano i funzionari, “abbiamo l’obbligo della ‘technology neutrality’, insomma non possiamo prendere posizione verso questa o quella soluzione: eppure abbiamo permesso ai motori diesel di emettere più ossidi di azoto rispetto ai benzina, quando si sa benissimo che il Nox uccide a differenza della Co2″.

 

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